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Channel: Il blog di Sandro Rizzetto
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Con la testa tra le nuvole

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locandina_serata_nuvoleIeri sera ho avuto il piacere di assistere ad una interessante conferenza dell'amico Marco Bonatti sul tema della Nefologia. WTF ?? Ecco la prima cosa che ho imparato: la branca della meteorologia che studia le nubi, in modo da permetterne la classificazione e descriverne la formazione, si chiama proprio così e i nefologi sono dei malati di mente :-) degli appassionati che passano il tempo con il naso all'insù e ogni volta che vedono "un'idrometeora costituita da minute particelle d'acqua condensata e/o cristalli di ghiaccio" (perché le nuvole NON sono vapore, secondo insegnamento!) tentano di classificarla.

Va beh, voi direte, banale… dai tempi del povero Bernacca sappiano che ci sono i cirri, i cumuli, i qualcosaNembi o i Stratoqualcos'altro… quante altri tipi ci saranno?? Ebbene la serata è scivolata via tra una settantina di slide dove Marco ci ha insegnato che un buon Cloudspotter riconosce al volo 10 generi principali, ognuno dei quali ha 14 specie, sa assegnare le 8 varietà principali o le 9 particolarità supplementari. Non sono bravo in statistica e in permutazioni, ma il numero di combinazioni come immaginate diventa enorme.

Sul blog che Marco ha creato appositamente sull'argomento, trovate la classificazione con tutte le descrizioni dettagliate. Se volete quindi far bella figura con qualcuno, al cospetto di un cielo che noi avremmo banalmente chiamato "a pecorelle" dovreste dire "guarda che bel Altocumulus (genere) Stratiformis (specie) Perlucidus (varietà)": la nuvola è questa se vi interessa e qui trovate molti altri esempi.

Mi immagino e compatisco la povera signora Bonatti e le 2 piccole figlie assillate ad ogni gita dal papà che cerca di erudirle sulla differenza di un cumulo quando da humilis diventa mediocris…roba da Telefono Azzurro!! E come se non bastasse, tornato a casa, eccolo accendere il PC, collegarsi al forum di MeteoTriveneto (co-sponsor della serata) e discutere animatamente con altri pazzi furiosi (uno dei quali è il mio famoso "cugino meteo cercatore di freddo" Giampaolo) se la parte superiore di quel cumulonimbus lo fa diventare calvus o se lo si può considerare un pileus!! Insomma c'è chi perde le diottrie su YouPorn, loro su YouCloud!!

Sto scherzando ovviamente… anzi, ho paura di essermi infettato con questo morbo, perché arrivato a casa, ho cominciato a rimuginare e a pensare quante volte ho visto "delle belle nuvole" e non le ho mai fotografate. Quelle che si vedono dall'aereo per esempio…mai fatto neanche uno scatto. E neppure alle lenticolari, che il mio amico/socio pilota di alianti Federico mi indica sempre (per lui la conoscenza nefologica almeno ha un risvolto "termico" pratico…).

L'unico ricordo di uno scatto felice era di quasi una ventina di anni fa (presumo 1997) quando appena trasferito ad Appiano vidi dalla finestra quelle che ieri ho imparato essere delle mammatus. Le due diapositive originali sono purtroppo sommerse in qualche raccoglitore (trovarle sarebbe il classico ago nel pagliaio) e quelle che vedete sotto sono due scansioni dell'epoca sicuramente "esagerate" in termini di saturazione e cromia.

Ma, mi sono detto, nella mia library digitale di fotografie, riuscirai a tirare fuori qualche foto in cui le nuvole magari non erano il soggetto principale, ma delle valide comprimarie?? Ecco che quindi ho passato un pomeriggio uggioso alla ricerca di qualche scatto "nefologo", che ho ordinato geograficamente da quelle fatte dalla finestra, a quelle sudtirolesi (estive e invernali) fino a mari e luoghi lontani.

Photogallery Nuvole

Insomma, grazie a Marco per avermi aperto gli occhi…fino ad oggi, se durante un viaggio o un'escursione non era super sereno, mi deprimevo e imprecavo contro "quelle ca**o di nuvole di me**da"!! Da domani invece tutto cambierà: le mie invettive saranno contro "quel ca**o di cirrus spissatus di m**da" ! :-)  W il sole !!

 

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E-Bike Test: questione di raddoppi e dimezzamenti

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Oggi, a distanza di un anno esatto dal mio primo test di una e-bike, sono tornato a provare una mtb "a pedalata assistita". Sempre nell'ambito della festa che il negozio di fiducia Sanvit organizza ogni anno (test-bike, birra, würstel, pane e mortadella gratis e a volontà!! – Grazie Arthur e Andreas, siete grandi!), ho avuto l'occasione più unica che rara in un bike test di trovare una taglia S e per di più del modello top di gamma: una Stereo Hybrid 140 HPA SL 27.5".

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A differenza dell'anno scorso quando provai una taglia più grande della mia, di un modello intermedio –senza Reverb- e con il firmware Bosch bacato, quest'anno ho avuto per un'oretta tra le mani una perfetta fun-machine!

Non mi dilungo troppo in dettagli tecnici (sul fatto che la Fox Float 34 sia migliorata, sugli ottimi freni Shimano, sul fatto che su questa bici mi senta MOLTO più comodo e più DENTRO la bici della mia -e vorrei capire perché-, ecc.), ma vengo subito a spiegare il titolo sibillino del post:

Le E-bike RADDOPPIANO il divertimento DIMEZZANDO la fatica.

Sembra un'affermazione banale ma contiene molte verità. Intanto dire 1/2*fatica non significa assolutamente dire "zero fatica". I battiti andavano su comunque e le gambe lavorano. Un'altra misura fisica che si dimezzaè il tempo. Solitamente i miei tempi per arrivare da casa all'hotel Steinegger (sopra le Buche di Ghiaccio) sono di 20 minuti e di 55 minuti per il Castel Matschatsch (6° tornante della Mendola).  Oggi, pedalando in modalità Tour senza nessuna velleità di spingere 10 e 25!

Questo cosa significa? che puoi raddoppiare il numero di salite/discese che fai in un giro, oppure che puoi raddoppiare i km e metri di dislivello nelle due ore che hai a disposizione uscito dal lavoro (in un'ora scarsa sarei potuto tranquillamente arrivare in cima alla Mendola e poi spararmi 1000 mt di D- di trail!)

Si ma allora mi compro una motoEh ma poi in discesa con quel peso non si guidano beneLa vetta va conquistata col sudore, altrimenti non valeIo la comprerò solo quando avrò fatto 2 infarti, a 87 anni e 3 protesi alle ginocchia e anca…

Cari amici talebani, vi chiedo solo una cosa: provatene una (di alta gamma) e poi discutiamone. Non dico che tutti i mtbiker possano convincersi, ne conosco mille che vanno in mtb proprio per far fatica e li ammiro molto quando leggo le loro imprese con kilometraggi e dislivelli per me assurdi. Ma per chi come me sono 25 anni che va su e giù per i monti (adesso va di moda dire All Mountain/Trail/Enduro/echissácos'altro, ma sempre quello rimane) e predilige il giù, allora non c'è storia: questo è il futuro.

Quanto prossimo ? Questi 140mm di escursione forse potrebbero bastare per il 90% dei giri, ma venendo da una 160, mi sembrerebbe di tornare indietro. È vero che forse non ha senso portare una e-bike in un park visto che ci sono gli impianti e quindi i mm. in più per quei pochi drop che faccio non servirebbero.

Ma tanto, visto questo post e il sorriso che l'omino Cube oggi mi ha fatto alla mia domanda (era sotto NdA??) sono stra-sicuro che il prossimo anno vedremo una Stereo 160 (o addirittura un Fritzz 180 come fa HaiBike?) e quindi la scimmia si farà sempre più pressante!!

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Qui alcune foto scattate in fretta e furia col cellulare (chi aveva voglia di perdere tempo, con un giocattolo simile sotto il c... ?). Come sempre le foto non riescono a dare la giusta impressione della pendenza, sia in salita che in discesa. La strada asfaltata è un viottolo che sale al 18% (e la si fa in modalità eco a 13kmh fischiettando invece che a 6 sputando e bestemmiando!). Il trail sassoso è invece un pezzo di discesa (dallo Stroblhof al Lambrechtshof) che non mi sarebbe mai venuto in mente di fare in salita; per la prima volta mi sono girato di 180° e ho detto: proviamo! Messo il Turbo (nel vero senso della parola, cioè la 4a e più dispendiosa modalità) sono riuscito a salire con una certa dose di perizia tecnica su alcuni passaggi (quella serve sempre!! non è che con le e-bike tutti diventano Nico Lau…anzi, ci sarà il rischio opposto di neofiti che si smalteranno con grande facilità, ma chiamasi "selezione naturale").

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Nelle discese, come ho già detto l'anno scorso, non si perde quasi niente. Il peso maggiore è molto in basso e sul baricentro, e nei sentieri flow aiuta a mantenere la stabilità e la velocità in curva (anche se non ricordavo che le Hans Dampf fossero così "saponette"…ormai sono Maxxis addicted!)

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Insomma lo avrete capito…sono innamorato di questa tipologia di bike. Non sarà questa stagione, non sarà probabilmente la prossima, ma per i 50… avrei la scusa dell'età che avanza! :-)

Mostra Concorso di Modellismo Appiano

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2015-04-19_191450In questo week end, presso la Lanserhaus di Appiano, si è svolta l'8a edizione della Mostra Concorso Internazionale di Modellismo. Già due anni fa, durante una breve ed occasionale visita, ero rimasto impressionato da quanta passione e cura nei particolari mettono questi modellisti. Quest'anno ci sono tornato con meno fretta, un obiettivo adeguato e mi sono dedicato a visionare solo i diorami (rappresentazioni di scenette su un "plastico"), i modellini di personaggi di contorno al pezzo principale (es. il meccanico dell'aereo, il motociclista del sidecar, ecc.) e qualche figurino rappresentante personaggi storici di ogni epoca.

La mostra comunque prevede anche una cospicua fetta di modelli navali, di aerei, carri armati, di autovetture (sportive e non) e di personaggi e mezzi di trasporto relativi alla Fantascienza e al mondo Fantasy.

La cosa che lascia esterrefatti e stupiti è la cura dei particolari che ci sono in questi modelli. Stiamo parlando di "soldatini" o altre figure umane che non superano i 5 cm di altezza e avvicinandosi molto (o appunto fotografando con una lente macro) si colgono le espressioni del viso, le pieghe nei vestiti, perfino la polvere o le macchie di sporco... il tutto in una ricerca di "veridicità" che fa spavento. Non parliamo poi dell'ambiente che completa il diorama: il terreno spesso rasenta la perfezione con un misto di granelli di sabbia o sassolini che raffigurano perfettamente ad esempio una zona post-bellica o un teatro di battaglie. Nel diorama che personalmente ho apprezzato di più, un scena di "rescue" di soldati americani nella guerra di Iraq, i jersey di cemento, i pallet di legno rovinati, le case con i balconi sbrecciati, le parabole satellitari tipiche di ogni città medio orientale, tutto contribuisce a rendere vera e realistica la scena; se ci si concentra un attimo ti pare di sentire i fischi delle bombe o gli scrocchi degli AK-47.

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Chissà perché la parte del leone la fanno le scene belliche (soprattutto della Seconda Guerra Mondiale); molto spesso però non si raffigurano solo battaglie o duelli ma scene di vita "normale" che emozionano molto di più. Il soldato che sta partendo per il fronte e sulla porta del vagone del treno accarezza il figlio piccolo, l'entrata dei "salvatori" alleati a liberare la propria città, oppure una semplice pausa dei militi per fumarsi una sigaretta in un casolare toscano dopo aver attraversato la linea gotica…

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Dal punto di vista fotografico, purtroppo, l'illuminazione della sala è pessima: qualche faretto alogeno con una temperatura di colore che impasta tutti i toni scaldandoli troppo, pareti piene elementi disturbanti alle spalle dei modelli, teche di vetro che riflettono, alcune zone buie ed in ombra.

Risultato: necessità di alzare a manetta gli ISO (con conseguente rumore) e di usare diaframmi molto aperti che permettono a malapena di avere a fuoco solo un soggetto o parte di esso (tra l'altro il mio obiettivo macro 100mm non è l'ultimo modello con stabilizzatore e quindi devo tenere tempi abbastanza veloci per evitare del micromosso); quanto mi piacerebbe avere una giornata a disposizione, con i miei flash da studio, un solido treppiede e una testa micrometrica con cui inquadrare ogni particolare…se qualche autore mi legge, sono disponibile ovviamente gratuitamente!

Qualcosa comunque ho portato a casa: qui la PhotoGallery che spero renda merito al grandissimo lavoro degli autori. Veramente complimenti!

Finali di Serie TV 2014-2015

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Con l'arrivo della primavera si sono concluse molte delle serie TV stagione 14/15, intesi sia come finali di stagione che come veri e propri addii.

1992-SKYPartiamo da 1992, la famosa storia di Tangentopoli #daunideadistefanoaccorsi; molte critiche sulla sceneggiatura e sulla recitazione di alcuni attori (la povera Tea Falco su tutti) ma a me è piaciuta molto. Sarà perché quel periodo comunque l'ho vissuto, ero –ahimè- già un elettore pensante, ma trovo che sia una serie che dovrebbe essere fatta vedere nelle scuole per meglio capire un certo periodo storico del nostro paese. Trovo invece inutili i paragoni con Gomorra o Romanzo Criminale, è vero, queste due serie sono state superiori in qualità ma entrambe avevano dietro un film e libro forte a cui ispirarsi ed inoltre trattano argomenti molto più "esterni" al nostro mondo quotidiano (almeno al mio) quindi forse è più facile restarne impressionati e "affascinati".

La terza serie di House of Cards non mi ha invece strappato l'urlo come le precedenti, un po' troppo "politica" e senza nessuna grossa sorpresa; non so cosa possa succedere con la quarta che verrà messa in onda in contemporanea alla vera campagna elettorale della presidenza 2016; confonderemo Hillary Clinton con Claire Underwood ?

L'inverno ha portato tre serie tutte ambientate in zone molto nevose: Lilyhammer (serie norvegese) è lì che mi aspetta sull'On Demand di Sky quindi non posso dare nessun giudizio. Fortitude invece è stata una sorpresa in positivo: un thriller girato con la tecnica dell'horror/paranormale non si vede tutti i giorni anche se alcuni personaggi potevano essere approfonditi meglio. Il top invece lo ha raggiunto Fargo, la serie che sul mio personalissimo cartellino ha vinto la palma di migliore dell'anno. Mi aspettavo a inizio stagione di assegnarla a True Detective, ma a parte le magistrali interpretazioni dei due protagonisti, la storia non è riuscita a entusiasmarmi. Direi anzi che TD è riuscita a farsi soffiare l'argento da The Knick, tv drama da 10 puntate secche di cui invece avrei visto volentieri un seguito.

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Dal freddo al caldo del Medio Oriente: ci è piaciuta abbastanza la serie Brit The Honourable Woman anche se Nessa Stein (donna forte e cazzuta) non regge il paragone con la Carrie Mathison di Homeland (conclusa la S04, a sorpresa avvincente anche senza Brody).

Finita anche la serie legal/thriller Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) carina, forse poteva concludersi con una S01, ma il finale lascia intendere un lungo seguito. Conclusa anche la S04 di Suits: un po' di segni di stanchezza stanno uscendo e il bel tenebroso Harvey passa più tempo a tirare fuori dai casini i suoi colleghi che non a vincere cause…

A mio parere dovrebbe esserci (come per le legislature politiche) un limite fissato per legge al numero di stagioni massimo onde evitare trascinamenti imbarazzanti come è successo a Glee, serie che comunque ho amato (uno dei miei generi musicali preferiti sono le cover e i mashups, quindi ci andavo a nozze!!) ma che da un paio di stagioni a questa parte "nun se poteve vveddé…". Idem per Grey's Anatomy che mi sembra stia seguendo le orme delle ultime stagioni di ER (per restare in tema medico): quando iniziano a esserci terremoti, incidenti catastrofici, e tra un po' gli extra-terrestri è ora di chiudere.

La stessa cosa si potrebbe dire delle due top sitcom Modern Family e Big Bang Theory (le rispettive S06 e S08 finiranno in maggio), serie che comunque continuano a mietere successi e vincere Grammy, ma che sembra avere già dato il massimo…certo se ti offrono 1 milione di $ a puntata, non è che fai tanto lo schizzinoso e rifiuti, anzi… BAZINGA !

Different Sensations, la mostra fotografica personale di Walter Donega'

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11209710_10206947864964434_8691334212656577451_nMolte volte in questo blog avrete sentito nominare l'amico Walter di cui mi onoro di essere amico da quasi trent'anni e addirittura suo testimone di nozze (sopra e sott'acqua…)

E molte volte, chi mi conosce o mi legge, mi avrà sentito affermare che quel poco che so di fotografia digitale, lo devo sicuramente a lui. Sottolineo la parola digitale perché proprio il suo più grande insegnamento è stato quel salto di mentalità dalla fotografia classica a quella in cui la camera oscura è diventato un computer;  il suo percorso didattico non è stato quello tradizionale della spiegazione di tecnica o tecnologia, bensì frutto di uscite fotografiche insieme e di lunghe disquisizioni via mail commentandoci a vicenda le galleries che rispettivamente pubblicavamo.

L'uso della pulizia nella composizione (guarda tutti i lati del fotogramma prima di scattare!, tieni le linee dritte cazzo!), l'esaltazione dei colori (satura, perdio!!) ma soprattutto il concetto che "la post-produzione non è il male…" sono stati sicuramente una grandissima fonte di ispirazione e di voglia di migliorarmi.

Ebbene, se qualche volte avete apprezzato una mia fotografia o il mio "stile" (parola grossa), allora sicuramente non potete perdervi la sua mostra personale di foto che dopo tanti anni di dubbi ha deciso di organizzare.

Presso la Piccola Galleria comunale di via Dr. Streiter a Bolzano, fino al 22 maggio avrete l'occasione di visionare alcune sue "opere" (e questa volta la parola è adeguata) stampate ed esposte con molta cura e che sono inevitabilmente un goccia nel mare tra le 800 foto del suo PhotoBlog DifferentSensations.com o le 6500 dei suoi quasi 200 album fotografici.

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Alla domanda "come le hai scelte?" mi ha dato la risposta che avrei dovuto aspettarmi: "io non ce l'avrei mai fatta, le ha scelte Alessandra per me…". E penso che anche per me sarebbe estremamente difficile fare una scelta, intanto perché ciò che piace all'autore non è sempre detto che trovi il gusto del pubblico e poi perché fare una selezione così radicale (per stile? per argomento? per trattamento?) non è assolutamente facile.

Dopo aver visto le stampe, soffermatevi un attimo davanti alla TV dove scorrono molte delle sue foto che per evidenti motivi di spazio non hanno trovato posto appese ai pannelli, e vedrete quante volte vi verrà da esclamare "ahh, questa avrebbe meritato…".

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Insomma se siete in città il week end o dopo le 18, invece di ingozzarvi di tartine e discutibile vino bianco ai Carretai, giratevi di 180 gradi e concedete ai vostri occhi il piacere di visionare qualcosa di diverso e assolutamente unico, perché come dice lui stesso nella locandina della mostra"sebbene una foto ritragga un istante di realtà, attraverso la composizione, l'elaborazione e la tecnica stessa è possibile suscitare sensazioni differenti."

Qui trovate il sito FB dell'evento per eventuali commenti… Un bravo anche all'amico Luca di TT Solution che si è occupato delle stampe digitali su uno speciale supporto che pur non essendo "glossy" (non lucido insomma) esalta i dettagli e la nitidezza.

Laimburg, quali fiori metto in balcone ?

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IMG_5016Se sul vostro balcone o terrazzo sono 20 anni che mettete gli stessi gerani e vi chiedete quali tipi di fiori abbinare e come fare le composizioni, il Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg vi viene in aiuto.

Oggi e domani (18 e 19 lug 2015) è possibile infatti visitare un'esposizione di di oltre 250 varietà diverse per le cassette su balconi e terrazzi. Letto  questo trafiletto sul "fogliaccio quotidiano" (come lo chiama l'amico Roberto)  mentre stavo facendo colazione, e non avendo di meglio da fare, ho preso su la reflex e mi sono recato presso la giardineria del Centro dove si viene invitati a visitare l'esposizione di 86 combinazioni di piante con oltre 250 varietà di origine diverse per la realizzazione di cassette e vasi su terrazzi e balconi.

L'ingresso è libero e si viene invitati a scegliere la composizione preferita tramite un bastoncino da infilare nel vaso attiguo (io ho scelto l'ultima in alto a destra perché coniugava tre forti colori ben contrapposti come si vede in questa foto).

L'occasione è stata propizia per togliere la polvere dall'obiettivo 100 f2.8 macro, lente che insieme al 70-200 f4  è tra le miei preferite ma che purtroppo uso solo di rado (ed è per questo motivo che finora ho scrollato di dosso la scimmia di cambiarlo con la versione L IS). La giornata di sole splendida e radiosa ("quindi…" cit.) ha fatto si che potessi scattare a mano libera e con tempi molto veloci, certo lo stabilizzatore darebbe una bella mano.

La pastosità del suo bokeh è sempre commovente, soprattutto se confrontata col 40 pancake che mi ero messo in tasca per panoramiche più larghe.

Visita la Photogallery per vedere se sei d'accordo come me…

Oltre all'esposizione è possibile visitare le serre dimostrative, gli orti e il roseto. Nelle due serre dimostrative, quella delle succulente e quella tropicale, si possono ammirare cactus, banani dalle larghe foglie, arbusti del caffè e numerosissime altre piante tropicali e subtropicali. Gli orti invece contengono più di 100 varietà diverse tra le piante da vaso mediterranee, la colonia di piante acquatiche, erbe aromatiche ecc.  Il roseto me lo sono perso, ma ho letto che possono essere ammirate 120 varietà e tipi di rose diverse.

Fondato nel 1975 a Vadena, il Centro di Sperimentazione Laimburg è l’istituto di ricerca leader nel settore agroalimentare in Alto Adige e si occupa soprattutto di ricerca applicata diretta ad aumentare la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura altoatesina per garantire la qualità dei prodotti agricoli.
Ogni anno, i 200 collaboratori del centro lavorano a 350 progetti e attività in tutti campi dell’agricoltura altoatesina, dalla frutticoltura e viticoltura fino all’agricoltura montana. Sa molto di comunicato Istituto Luce, ma in effetti è una di quelle istituzioni per le quali sono felice di pagare le tasse (tante) in Alto Adige.

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Migrazione di un Sistema Informativo nel Cloud: esperienze reali

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Disclaimer: NON SONO UN SISTEMISTA!

I sistemisti veri, quelli seri e bravi magari storceranno il naso leggendo alcune affermazioni oppure le riterranno banali e scontate. Nella mia società svolgo ANCHE questo ruolo condiviso con quello di developer, software architect, dba, marketing- media- e quality assurance manager (!) Il post  ha lo scopo quindi, oltre che per mia documentazione storica, di convincere i dubbiosi che il porting di un sistema informativo nel cloud può essere affrontato anche senza disporre di un ufficio IT con N addetti ma semplicemente organizzandosi e documentandosi un pochino.

nextgov-mediumAll'inizio dell'anno, conscio della fine del supporto di Windows Server 2003 avvenuto il 14 luglio, sistema operativo che equipaggiava con soddisfazione ancora la metà dei miei server, ho cominciato a pensare a un rinnovamento del sistema informativo della mia azienda. Da 7 anni ad oggi la nostra piccola server farm era basata su hardware IBM (Blade Center H, SAN DS4700) e ambiente Vmware ESXi 5.5, oltre che infrastruttura di rete e firewall Cisco. A parte un ultimo anno disastroso per una issue mai risolta sulla Tape Library TS3200 (definirla insieme al software Tivoli "enterprise" è ridicolo se salta 2 backup al mese per un blocco hardware che non riescono a risolvere), devo solo rendere onore all'affidabilità e la continuità di servizio fornita da Big Blue.

Ero già a buon punto con le trattative per un rinnovo dell'impianto (lame nuove, San Storwize v7000 nuova, passaggio a Win2012R2 di tutto, ecc.) quando durante una visita di un commerciale del nostro provider di connettività Internet, mi venne buttata lì la proposta "ma perché non metti tutto in outsourcing da noi nel nostro Cloud center?" Non che non ci avessi mai pensato ma conoscendo la nostra attività di progettazione basata su file CAD 3D pesanti, tonnellate di file word altrettanto grossi pieni di grafici foto e formule e comunque di un traffico client-server di una trentina abbondante di postazioni, la necessità di un back-bone "largo" era imprescindibile. "Che problema c'è? Abbiamo già la fibra, ti diamo 1 Gbit di connessione  in MPLS tra la sede e il nostro datacenter…". La cosa cominciava a farsi interessante, ora c'erano solo da capire la qualità del servizio e i costi.

Sul primo fattore avevo già avuto modo in passato di visitare il bCloud Center di Brennercom e ne ero rimasto molto ben impressionato: hardware Cisco, storage EMC2, ambiente Vmware vCloud, sistemi anti-incendio, anti-intrusione, ups con standard elevatissimi, certificazione CIS ISO/IEC 27001, insomma all'apparenza tutto perfetto. Dopo i primi colloqui tecnici ho avuto anche l'impressione di trovarmi di fronte a persone molto competenti e skillate. Dopo un mese di ambiente test datoci in prova (fattore assolutamente da non sottovalutare il fatto di testare con benchmark se la soluzione fa per voi) la mia parte techno-geek-nerd era completamente convinta, non solo per le prestazioni -la linea MPLS testata con un apparecchio dedicato alla fibra ha fornito sempre 997Mbit di average throughput quindi il Gbit era reale!- ma anche per la facilità e autonomia di gestirsi le cose via browser tramite il vCloud Director, praticamente una versione web-base del vSphere Client che avevo fin qui usato.

Restava ora da capire se i canoni annuali da pagare fossero sostenibili oppure "bello bello ma costa troppo". Ebbene, non so nel resto d'Italia 1 gbit di fibra costi così, ma alla fine la somma di quello che pagavo di contratti di manutenzione a IBM, Vmware, Cisco, vari software di backup (Tivoli, AvePoint) unitamente al risparmio di corrente e della connessione internet HDSL che avevamo (visto che adesso navighiamo tramite il cloud con una 50Mbit simmetrica) si è rivelata praticamente uguale o poco inferiore al canone del datacenter. Con però ovviamente un'infinità di vantaggi: maggiore scalabilità (due click e aggiungo cpu, ram, storage), nessuna preoccupazione per gli upgrade firmware o di vmware che dovevo fare ogni anno, nessuna obsolescenza dell'hardware, basta borse piene di tape LTO da portarsi a casa ogni sera e soprattutto maggiore affidabilità e tanti 9 in più agli SLA che il mio armadio poteva offrire: il mio UPS durava 15 minuti il loro giorni, il mio anti-incendio è un SMS mandato dal rivelatore di fumo il loro un sistema schiumogeno avanzatissimo, io ridondavo su un disco usb da pochi euro, loro mirrorano tutto il datacenter a Trento e Innsbruck, ecc. ecc.

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A inizio agosto, contando sulle due settimane di semi-chiusura aziendale è partita quindi la migrazione, non solo verso il bCloud di Brennercom ma spostando alcuni servizi anche su cloud provider diversi. Sulla piattaforma Microsoft Azure in particolare abbiamo messo servizi destinati ai clienti (Sql Databases, siti web e servizi wcf/rest/json)  in quanto necessitavano di maggior vicinanza geografica al cliente stesso (East Asia) e un scalability "elastica" dovendo supportare servizi stagionali e limitati nel tempo (in pratica durante i 4 mesi di gare devono essere pompati, mentre per 8 mesi sono quasi in idle, e per questo il business model di Azure pay-as-you-consume è imbattibile). Stesso discorso per alcune virtual machines destinate alla nostra subsidiary americana (messa in East USA e quindi per loro molto più veloce) o di vm che ci servono per poche ore di calcolo/compilazione ma con risorse estremamente pompate (una G5 da 32 core e mezzo Tb di ram costa 8€/ora, che può sembrare tanto ma è infinitamente di meno se dovessi comprare un hardware anche solo 1/10 meno potente e metterci 10x del tempo a risolvere il mio problema).

La gestione documentale dei nostri progetti è da sempre stata affidata a Sharepoint che non avevo ancora upgradato al 2013 viste le esosissime risorse hardware necessarie e che tenevo ancora on-premise nonostante le esortazioni degli amici Igor e Paolo a passare alla versione online su Office365. La cosa più difficile è stato capire la differenza tra il prodotto Sharepoint Online e la parte Sharepoint compresa in una delle edizioni Office 365 Business: un classico esempio di inutile complicazione quando si offrono prodotti simili che disorientano l'utente. Alla fine, visto che al momento eravamo già coperti dalle licenze Office2013 acquistate in-the-box o come OEM insieme ai pc, abbiamo optato per una Business Essential da 4,2€/mese che offre già 10Gb di spazio Sharepoint più 500Mb per ogni utente (lo spazio aggiuntivo comunque costa un'inezia 0,17€/mese/Gb). Qui il risparmio è enorme in quanto Microsoft (che forse ha fatto male i suoi conti!) dà la possibilità di usare i cosiddetti "external users". In pratica se lo scopo è solo quello di usare i portali sharepoint e di non avvalersi degli altri servizi di Office365 (mail, active directory, skype for business, ecc.) si può creare solo un utente admin e invitare gli altri fruitori del portale di collaboration (interni o esterni) tramite un loro account microsoft senza dover pagare nessuna licenza. Mi sono letto n volte le eula e chiesto conferma a chi ne sa più di me e pur "vergognandomi" –mi sembrava di essere il solo italiano che sfrutta una scappatoia- con meno di 10€/mese ho i miei 40Gb di contenuti organizzati in varie site collections, con i diritti assegnati tramite Groups, ecc. Una vera manna! (per la migrazione, vedi sotto).

L'upgrade alla versione Premium (con Office desktop, la mail, gli utenti autenticati con il loro account AD) è comunque una cosa prevista per il 2016, in quanto l'esperienza d'uso integrata penso ripaghi il costo leggermente superiore delle Google Apps che attualmente stiamo usando.

Ecco quindi la nostra situazione attuale "cloud-based"; di seguito alcune note e tool usati durante l'intenso periodo di migration.

Cloud schema

Progettare, testare, documentare

Sembrerà una ovvietà ma tutto deve partire da una buon pianificazione delle attività. Non sto parlando di scrivere tonnellate di procedure con timing al minuto e check-list infinite ma soprattutto di fare uno screening preciso di tutti i servizi esistenti che nel corso degli anni si sono accumulati e che vanno trattati. Se le macro-azioni e le loro dipendenze sono evidenti (devi spostare prima i Db Sql dei siti web che vi si appoggiano!) sono le piccole cose che sembrano più marginali che vanno trattate con attenzione. Ti ricordavi di quel servizio che gira su quel recondito server che prende i dati del lettore di badge controllo presenze e scrive i dati in quella tabella con 3 trigger che manipolano i dati? Ho ancora il CD dell'installer? Il servizio funzionerà su una macchina x64? La ditta che ce l'ha installato 10 anni fa esiste ancora? Che porte tcp devo aprire? Come faccio a cambiare l'IP dentro il reader? E questo è solo un piccolo esempio, di queste cose un'infrastruttura IT è piena e se non si fa lo sforzo iniziale di un buon censimento e di come trattare tutti i casi, ci si frega con le proprie mani.

Sembrerà ovvio dirlo, ma la fase di testingè necessaria o fondamentale. Anche se non avete voglia o possibilità di mettere in piedi un ambiente di staging o di test vero e proprio, prendete un PC che non sia il vostro e simulate più casi possibili dei cambiamenti che andrete a fare.

Ah…se fra 7 anni non vorrete trovarvi nelle stesse condizioni di cui sopra, documentate il più possibile la vostra infrastruttura e i tutti i trick che avete adottato nella fase di migrazione.

Tools & Tips

Ognuno degli argomenti qui sotto trattati meriterebbe un post a sé stante, ma ho preferito riunirli tutti qui per un quadro più completo.

Lan Speed Test benchmark

Come dicevo poco sopra, durante il periodo di prova che mi era stato concesso, la mia maggior preoccupazione è stata quella di testare a dovere se le prestazioni del file server fossero simili alla soluzione on-premise e a parte test empirici fatti con file-copy (sia da codice C# che da window explorer che da robocopy), volevo qualcosa di più specifico. Ho trovato in questo software (Lan Speed Test di TotusSoft) un ottimo tool che permette di verificare le performance della rete e del file server.  Investite la pazzesca cifra di 6$ e comprate la versione full in quanto solo con questa si ha disposizione la parte "server" del software da lanciare sul nodo remoto e che si mette in ascolto del client su una specifica porta. In questo modo si misurano veramente solo le performance della rete tralasciando la parte relativa alla scrittura su disco. Se invece si testa l'effettiva scrittura dei file è possibile disabilitare la write cache del disco per non venir ingannati da risultati eclatanti che non sono merito della rete ma dello storage. Comodo anche il fatto di poter simulare copie di file molto piccoli o molto grandi (si sceglie la file size e il numero di pacchetti da mandare). Così come per statistiche serie la possibilità di far girare il tool per molte ore e controllare la media e i logs alla fine.

Ho avuto modo di testare anche il loro support e hanno risposto in modo veloce ed esaustivo (e per un programma da 6$ non sempre è scontato). Con una rete da 1Gbit i risultati dovrebbero essere di 8/900 Mbps con LST Server (in entrambe le direzioni) e di 400/500 Mbps su una shared folder. Se i valori sono molto inferiori indagate sul perché (ad esempio nel mio caso all'inizio lo erano, e si è rivelato essere un impostazione del driver della mia scheda di rete in cui l'Auto-mode non abilitava il full-duplex a 1Gbit).

lantest1 lantest2

 

Forensit User Profile Wizard

Durante la fase di pianificazione e progettazione, uno dei dubbi emersi fin da subito era se mantenere il vecchio Active Directory (facendo un nuovo domain controller nel cloud e promovendolo con "dc promo" quando necessario) o farne uno nuovo. La seconda soluzione mi attirava molto perché il vecchio AD aveva accumulato negli anni decine di gruppi e utenti non più necessari e il tempo per fare pulizia sarebbe stato simile a un dominio vergine. Inoltre molti username, essendo stati creati prima del mio arrivo nel 2008,  non avevano il pattern NomeC che prediligo per gli account (es. Roby invece che RobertoB) e se c'è una cosa che odio sono gli ambienti misti dove non esiste una standardizzazione unica.

Il problema di creare un nuovo dominio era però dato dai profili utenti dei PC client che avrebbero dovuto essere ricreati da zero: stampanti, driver, reinstallazioni di software, cose che andavano prima e poi magari avrebbero smesso, ecc. Se non avessi trovato il tool User Profile Wizard di Forensit che svolge proprio questo compito (migrare i profili utenti da un dominio all'altro), probabilmente mi sarei tenuto il vecchio dominio, ma le prove con la versione free erano incoraggianti.

Anche qui abbiamo diverse versioni: la free funziona già benissimo ma non consente il salvataggio di un config e quindi bisogna per ogni PC dare ogni volta tutti i dati, mentre con le versioni a pagamento si può automatizzare molto la migrazione di molti profili (con la Corporate addirittura via GPEdit l'utente si logga, viene migrato, joined al nuovo dominio, reboot ed è a posto… con reti da migliaia di client una panacea!). A me bastava la Professional in quanto avevo comunque intenzione di fare l'operazione sulla singola workstation per verificare il buon esito ma non avevo voglia di ridigitare i dati necessari per 40 volte! Inoltre, ho pensato, se mi succede qualcosa con la versione a pagamento posso usufruire del supporto, mentre con la free solo dei forum pubblici (illuso, vedi sotto).

Inoltre le versioni a pagamento avevano un'altra feature che mi serviva, ovvero quella di rinominare la directory dello user compatibilmente con il nuovo account name; quindi un utente OldDomain\Roby sarebbe diventato NewDomain\RobertoB e la sua c:\users\Roby rinominata c:\users\RobertoB con tutte le conseguenze del caso (le varie Documents, Pictures, ecc settate correttamente, cambiato nel registry i vari path, ecc.)

Dopo i primi utenti in cui tutto era filato liscio, ho avuto delle problematiche con Outlook 2013 e 2010 (profili che non si ricaricavano più, auto-creazioni di nuovi profili vuoti di default, ecc.) Fortunatamente tutti gli Outlook erano settati con Imap e quindi è bastato cancellarli e ricrearli. In qualche altro caso alcune cartelle di Matlab nella appdata non sono riuscite ad applicare le ACL al nuovo SID rinominato, ed anche qui è bastato un take ownership e ri-assegnazione di diritti. Comunque sia, l'opzione RENAMEPROFILEFOLDER non è assolutamente affidabile e sconsiglio vivamente di usarla. In aggiunta a ciò il tanto sperato supporto che avrei dovuto ricevere dietro il pagamento della licenza si è rivelata assolutamente inefficiente e menefreghista… l'unica risposta è stata "non ci risulta che non funzioni, quell'opzione è lì da anni ed è sempre andata bene". Nessuna risposta ai miei screenshot dove gli dimostravo che N migrazioni di workstation diverse con N versioni di Outlook erano fallite.

(lo scrivo anche in inglese se qualcuno lo cerca con google)

The Rename Profile Folder of Forensit User Profile Wizard Professional Edition is IMHO extremely UNRELIABLE. It has destroyed on several PCs the Outlook profiles in many conditions:

  • Outlook 2013 with Imap:  account corrupted
  • Outlook 2013 with  Google Apps Sync (Mapi): outlook stucked with “Loading Profile…”
  • Outlook 2010 with Pop: at first start it ask to relaunch the program; at second launch mailbox is visible but send/receive says Outlook Data File cannot be accessed
  • Outlook 2010 with Imap: it creates a xxx(2).pst and an outlook.pst doing a mess…

Morale della favola: il tool fa il suo lavoro ed è irrinunciabile se dovete migrare profili da un dominio all'altro o rinominare workstation. Se non avete un numero considerevole di postazioni, il mio consiglio è di risparmiare soldi e usare la versione free.

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image

 

PowerShell

Chiamarlo Tool è molto riduttivo. Ogni sistemista immagino lo padroneggi a menadito, ma a mio avviso andrebbe imparato anche dagli sviluppatori così come dai cosiddetti Power Users. Così come noi utenti vecchietti sapevamo destreggiarsi con i pochi comandi della shell Dos (for %i, errorlevel, ecc.) oggi un utente che si vuole definire esperto di PC dovrebbe avere nel suo bagaglio l'uso di questo straordinario strumento arrivato alla versione 4.0.

Nell'ambito della mia migrazione mi è stato utilissimo per la creazione degli account di Active Directory, per la creazione di net share con determinate caratteristiche (es. per ogni utente di AD crea una folder NomeC, crea una Share NomeC$, assegna le ACL e i share permission giusti, ecc.). Tutte cose automatizzabili che evitano operazioni noiose e facili da sbagliare (alla decima operazione uguale si viene presi dalla noia e si compiono molto più facilmente errori). Inoltre automatizzare tramite script delle operazioni consente di lanciarle N volte (es. su ambienti di test o anche solo cancellando tutto e rifacendo l'operazione).

Il bello è lavorare partendo da un file CSV (quindi da excel) dove potete mettere tutti i dati dei vostri utenti che dovete creare e poi con un elegante comando e sintassi si possono enumerare le varie righe e dare i comandi di import (qui e qui trovate due ottimi esempi) o ad esempio di change password al next logon…

Import-Csv "C:\Scripts\UserList.csv" | ForEach-Object {
New-ADUser $sam -GivenName $_.GivenName -Initials $_.Initials 
...
}
$CghPwd = $true 
Import-Csv "C:\Scripts\UserList.csv" | ForEach-Object { Set-ADUser –Identity $_sam -ChangePasswordAtLogon $CghPwd
}

Copia del File Server

Ancora una volta il consiglio è quello di progettare preventivamente e cogliere l'occasione per una bella riorganizzazione di utenti, gruppi, diritti, OU e quanto altro. Prendetevi carta, penna (o excel con una bella pivot table) e fatevi una mappa di quali e quanti gruppi vi servono (Management, Developers, Accounting, TechLab, ecc.) ed assegnate per bene le ACL a share e cartelle secondo la nuova mappa cercando di usare più possibile la Inheritance della cartella parent. NON assegnate MAI diritti su un singolo user ma sempre a un gruppo (io faccio un gruppo anche per un solo utente e non me ne sono mai pentito).

Per la copia di grandi quantità di files non è buona norma usare il classico Windows Explorer in quanto un file locked ne fermerebbe il processo e soprattutto è facile che ci serva fare una prima copia e poi al go-live copiare solo quello che nel frattempo è cambiato. Tool di sincronizzazione ne esistono a decine, in passato usavo quello free di Microsoft (SyncToy 2.01) mentre ora il più completo e professionale SyncBack Pro. Va comunque benissimo anche il tool da riga di comando robocopy che con l'opzione /MIR mirrora un intero directory tree . Le opzioni che di solito uso sono

robocopy <source> <target>  /MIR /Z /W:5 /fft /xo

Script Sql

Migrare una ventina di database Sql da un server all'altro (tra l'altro con doppio salto di upgrade di versione da 2008 a 2014) richiede un attimo di attenzione. Le strade, come ben sanno i DBA sono due: Detach e Attach oppure Backup e Restore. In entrambi i casi il mio consiglio è quello di non fare mai le operazioni con la GUI grafica di Sql Management ma di prepararsi preventivamente gli script sql per i succitati motivi (test, reuse, ecc.)

Ad esempio questa query vi permette di estrarre alcuni dettagli dei vostri databases (i primi 4 sono solitamente quelli di sistema, la where è un po' artigianale, dateci un occhio…) e vi permette di creare gli script di backup, restore, copy, drop, ecc.

select
    d.name as'database',
    mdf.physical_name as'mdf_file',
    ldf.physical_name as'log_file'from sys.databases dinnerjoin sys.master_files mdf on
    d.database_id = mdf.database_id and mdf.[type] = 0innerjoin sys.master_files ldf on
    d.database_id = ldf.database_id and ldf.[type] = 1WHERE d.database_id>4

Prima di attachare o restorare i db sul nuovo server vanno ovviamente create le Sql Login (sarebbe bello e più sicuro usare sempre l'Integrated Security ma purtroppo non sempre è possibile). Se non volete impazzire a fixare users orfani (la famosa sp_change_users_login AUTO_FIX)  utilizzate questo metodo oppure più semplicemente estraete i SID dei vostri vecchi login (SELECT name, sid FROM syslogins) e poi create sul nuovo server i login con i sid estratti

CREATE LOGIN [mylogin] WITH PASSWORD=N'mypassword', 
SID=0x417410CE04CDFB4296AF4AAAB4404348, 
DEFAULT_DATABASE=[master], 
CHECK_EXPIRATION=OFF, 
CHECK_POLICY=OFF

Già che ci siete una volta restorati i DB sul nuovo server verificate e uniformate (settandoli con una serie di ALTER DATABASE) la COMPATIBILITY_LEVEL (120 per Sql 2014), le opzioni di AUTO_CLOSE e AUTO_SHRINK (io le tengo su off), la PAGE_VERIFY (checksum) e il RECOVERY mode (simple o full a seconda di come siete abituati a trattare il backup dei log).

Non dimenticate ovviamente di ri-creare linked server, jobs di Sql agent, maintenance plans, operators e alerts per gli avvisi via mail, ecc, ecc. Più informazioni salvate in script sql, meno lavorerete la prossima volta.

Migrazione dei dati di Sharepoint

Come molti sapranno "fare l'upgrade" di una piattaforma Sharepoint non è così semplice (anzi) come per altri prodotti. Molte volte si tende a installare ex-novo la nuova versione e poi migrare i contenuti dalla vecchia alla nuova. Ecco perché sono nati molti tool di terze parti che affrontano questo delicato argomento. Cercando "how to migrate sharepoint content" su google saltano fuori decine di links, whitepapers, top lists come questa, ecc. Il mio obiettivo era di migrare i contenuti di 3 sitecollections con una ventina di siti (un paio ne avevano molti di più –un Basic Meeting Subsite per ogni ruinione- ma li ho aggregati in un'unica Doc Library) dal mio Sharepoint 2010 On-Premise alla 2013 di Sharepoint Online di Office365.

Inizialmente ero pronto a investire in AvePoint, società produttrice del prodotto di Backup (DocAve) che ho usato con soddisfazione negli ultimi anni. Purtroppo il loro prodotto di migration non si capisce in che cavolo di suite sia integrato, se bisogna essere abbonati ad una subscription, se esiste una trail, ecc. Insomma dopo qualche mail scambiata col loro sales support mi sono arreso e ho virato su altri due prodotti

Share-Gate

Ecco invece una landing fatta come si deve: pochi contenuti, tanta informazione in un colpo solo. Sharegate è sicuramente un ottimo prodotto; ha una user-interface chiarissima e facilissima da usare e capire e in 2 minuti si è pronti a copiare i contenuti da un sito all'altro. Il loro supporto pre-sale è disponibilissimo e al limite dell'estenuante (mi avranno scritto 100 mail, come sta andando l'evaluation, se avevo bisogno di prolungare il periodo, se volevo un webinar, ecc, ecc.). La versione Trail ha un limite molto particolare: copia senza limitazioni tutto quello che gli si dice ma… "When using the trial, some items and documents may be randomly skipped". Durante i miei test non ha mai saltato nessun item, certo è che con quella spada di Damocle sulla testa uno non può certo usarla in produzione. Difetti? Se non ci fossero altre alternative più economiche (o free) non ne avrebbe, purtroppo per loro i competitors sono più aggressivi e il loro prezzo da 2 a 4000$ lo rende (per, ricordiamoci,  un'operazione una-tantum) un prodotto un po' caro.

Metalogix Content Matrix

L'altro prodotto che ho messo sotto test in shoot-out col precedente è stato Content Matrix di Metalogix. Qui invece la UX/UI sembra essere stata disegnata da un buontempone che si diverte a scombinare le cose e a cercare di incasinarti la vita nel tentativo di capirci qualcosa: ad esempio se presenti due panes stile explorer  a destra o sinistra uno è abituato fin dai tempi delle Norton Commander (!) ad avere source e target nelle due metà… qui invece puoi mettere entrambi tutti e due a sx (o dx). Perchè ?? Idem per il multiselect… c'è un checkbox vicino a ogni item, ma puoi usare il CTRL e fare multiselezione e funziona lo stesso… Ma allora cosa serve il checkbox ?? Mah!

Comunque sia, il suo lavoro di copia contenuti lo svolge egregiamente, così come il mapping degli utenti, dei terms nei managed metadata, dei subsites, ecc. Il costo è uguale al concorrente (da 2 a 4000$) ma  ha un grossissimo vantaggio: la versione Trial consente la migrazione free di 10 Gb di dati, ed in più esiste una versione free (la cosiddetta Content Matrix Migration Express) che te ne regala altri 25. Insomma se avete meno di 35Gb di dati e la migrazione è semplice così da non aver presumibilmente bisogno del loro support, siete a cavallo.

Come ultima chicca di questa soluzione, segnalo un interessante tool free (Migration Expert) che può essere molto utile in fase di preparazione della migrazione. Vi analizza infatti la vostra farm e vi mette in guardia da eventuali possibili issues o incompatibilità che potreste trovare successivamente. A me ad esempio ha segnalato alcuni vecchi subsites dimenticati basati su templates obsoleti (i Fab 40s).

 

Conclusioni

Dubito che qualcuno sia arrivato in fondo a questo lunghissimo post, nel caso bravi! Come alla fine di un libro sono d'obbligo alcuni ringraziamenti. In primis a tutto lo staff di Bitech che in questi 7 anni ci ha meravigliosamente supportato sia a livello commerciale (grazie Alessandro) che soprattutto tecnico. Lo skill sistemistico degli ambienti Windows Server, Vmware, IBM e Cisco di Roberto e Tiziano (ma immagino anche dei loro colleghi) è uno dei più alti che io abbia incontrato in tutta la mia lunga carriera nel settore IT. Real Guru! Grazie anche a Michele che in quest'ultimo anno ce l'ha messa tutta per risolvermi il problema della tape library e per rendermi meno ostico l'ambiente Tivoli. E unitamente a questo mi preme ricordare la loro infinita disponibilità e cortesia (rispondere al cellulare alle 23, nel w/e o durante le loro ferie non sarebbe nei loro compiti, ma non si tirano mai indietro). Se avete bisogno di un partner serio, efficiente e preparato con loro siete in ottime mani (ed infatti la nostra collaborazione continuerà per i client e per le soluzioni destinate ai nostri clienti.)

E grazie anche ai nuovi partner di Brennercom sia quelli dietro alle quinte che hanno inizializzato il sistema (le vlan, i routing, il vCloud) sia soprattutto i security engineers -cito Pietro con cui ho avuto più a che fare, ma anche i suoi colleghi- che mi hanno dato un enorme aiuto nella configurazione del firewall, della vpn  e della security in generale.

Spero che il post possa servire a qualche responsabile IT per convincere il suo management che il passaggio nel cloud è fattibile, non è così costoso come si immagina (non più della soluzione on-premise comunque) e ha moltissimi vantaggi. Se la Direzione ha i soliti dubbi sul fatto che "i miei dati sono in mano ad altri…" convinceteli che nei datacenter esterni c'è molta più RAMS (Reliability, Availability, Maintainability and Safety dove l'ultima S  la sostituirei con Security) che non in-house.

E poi ricordiamoci i corsi e ricorsi storici… quando iniziai a lavorare nel 1988 la mia società aveva in casa un enorme Honeywell Bull DPS e forniva ai nostri clienti, collegati al max a 9600 o 19200 baud, storage e computing per il gestionale… Tutto gira, tutto torna!

Incollare dati da Excel a Sharepoint 2013

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Alcuni tips per incollare delle righe da excel a una lista Sharepoint 2013, la cui funzionalità di Quick View è leggermente diversa dall'activeX delle versioni precedenti (2010 e 2007)

  1. Copiare i dati da Excel
  2. Posizionarsi sulla lista in Sharepoint  sulla prima cella di una riga nuova, NON con il mouse ma con i tasti freccia (fonte)
  3. Incollare
  4. Se compare un errore "the format of the clipboard data is not recognized" probabilmente il contenuto di qualche cella in excel contiene un return (Alt-Enter); o lo levate a mano, oppure vi fate una colonna di supporto in cui mettete la formula =CLEAN(cella); (fonte)

Netflix, Chromecast vs PS3

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Quando un mesetto fa Netflix ha aperto i battenti in Italia, non disponendo di una moderna Smart-TV ma di un obsoleto Plasma Kuro (che non scambierei con uno smart-led/lcd/dimmingsailcazz per nulla al mondo) dovevo capire come portare il segnale del nuovo streaming-media all'impianto HT composto appunto da TV e ampli.

Avevo appena cliccato sul bottone "Order now" del sito Google per comprare la nuova versione della Chromecast, quando l'amico Roberto mi fa "ma perché non usi la tua PS3" ? :-( Va beh, 39€ non sono un gran investimento ed inoltre la piccola "chiavetta" mi ha fatto scoprire nuovi mondi come l'ascolto in alta qualità di Spotify, i fantastici video freeride di Redbull TV, ecc.

La PS3 invece giaceva impolverata e inutilizzata da molto tempo, visto che per DVD/BD e soprattutto come client DNLA del NAS le ho preferito un onesto Pioneer BD-170 che si mangia tutti i formati video (mkv, ecc.) al contrario della schizzinosa console Sony.

Quale media usare quindi per la visione di Narcos, Sense8, Jessica Jones? Ecco alcuni pros and cons di alcuni giorni di visione.

01-IMG_0174

Qualità audio e video

Piccola premessa: la mia Chromecast (come la PS3) è ovviamente collegata all'ampli HT e non alla TV, che non dispone neanche delle casse; ampli che ho settato in modalità "pass-through" per questo mini-test in modo da valutare il segnale che arriva direttamente dai due devices. Intanto ho fugato subito uno dei dubbi che avevo: ma la piccola Chromecast porterà il segnale audio Dolby Digital? Perché in caso contrario, la prova sarebbe finita qui… Invece  oltre all'AC3 è supportato anche l'E-AC3 meglio conosciuto come Dolby Digital Plus (che il mio vecchio Onkyo non possiede e viene convertito in Dolby EX). Per il video invece 1080p che, a Dio e Telecom piacendo, al momento riesco a streammare senza problemi con un'Alice a 20Mbit. Se per l'audio il confronto non è dei più semplici, per il video lo switch di scene uguali è fattibile e il verdetto è stato: PAREGGIO! Nel senso che non ho trovato particolari differenze né sul dettaglio, né su ombre chiuse o luci bruciate. E l'audio, essendo lo stesso bitstream digitale, quello è…

Tempo di Startup e silenziosità

01-IMG_0178Chi è il più veloce tra il primo click sul mio Logitech Harmony e l'inizio della visione di un programma? Se si ha subito sottomano lo smartphone o il tablet, che sono i driver nel caso della Chromecast, quest'ultima vince. Il tempo di boot della PS3, disclaimer sull'epilessia (!), muoversi sul menu, lancio dell'app e suo caricamento è sicuramente più lento che un paio di "ditate" sullo schermo dei mobile-devices…Seppure molto contenuto, i pochi decibel della ventola della PS3 sono sempre più rumorosi dello zero assoluto della Chromecast. Il caricamento del film o dell'episodio a inizio visione o quando si salta in un punto preciso non posso valutarlo scientificamente, certe volte mi sembrava molto più veloce la PS3, mentre in altre occasioni il buffering avveniva più rapidamente da Chromecast, probabilmente è tutto legato alla rete e non al tipo di app/device (c'è da dire che la mia PS3 è cablata con un cavo eth a 1 gbit mentre la Chromecast è in WiFi, anche se i 54Mbit della Wlan sono comunque molto superiori e sufficienti per i max 20 di internet).

Menu, Ricerche, UI

01-IMG_0180La User Interface della PS3 rispetto alla app Android  è leggermente più curata e con più informazioni subito disponibili; muoversi tra i menu e tra le varie offerte con il joystick-pad o con il cursore del telecomando Logitech (che io preferisco non essendo un giocatore) è molto agevole. Dove ovviamente il touch della app Android vince a mani basse è quando si vuole cercare qualcosa digitando con la tastiera. Ovviamente non c'è storia, si è molto più veloci con il device mobile in mano (e una tastiera virtuale seria come la Swiftkey!).


Controlli

Qui la sfida si fa interessante… cosa è meglio per i classici controlli play, pause, ffwd, rew ? La PS3 offre uno slider con una serie di thumbnail che può essere fatto avanzare a step di 10 secondi muovendo freccia dx/sx, L3/R3  o L2/R2 (fig. a sinistra). Tenendo premuti questi ultimi si attiva una modalità "x2" o "x3" che fa avanzare molto velocemente lo streaming. Diciamo che è molto comodo per saltare piccoli step (es. so che la sigla iniziale dura 30 secondi o un minuto e in pochi tocchi l'ho saltata), mentre è più laborioso se devo andare ad un punto preciso "lontano" (es. dopo 40 minuti). È anche vero che per fortuna Netflix si ricorda dove eravamo arrivati se abbiamo interrotto la visione e quindi grossi salti dovrebbero essere più rari. Per la navigazione con l'app Android invece vale il contrario (fig. a dx): il click con il touch sullo slider è molto comodo per grossi spostamenti, mentre soprattutto con device piccoli come lo smartphone, spostamenti piccoli di pochi secondi sono molto più difficili. Molto comodo invece il tasto "torna indietro di 30 secondi" che serve soprattutto quando la moglie ti parla e ti sei perso l'ultima battuta :-) In conclusione darei anche qui un pareggio…

01-IMG_0181andr

Cambio Audio e Sottotitoli

La PS3 mi è sembrata in alcuni casi molto più veloce a cambiare al volo il canale audio in un'altra lingua o con altro formato (5.1 rispetto a 2.0), però potrebbe essere stato un problema di rete. Sui sottotitoli invece stavo per decretare assoluto perdente la ps3 quando durante un episodio di How I met your mother li ho visti comparire in giallo (odiosi!), ma poi ho capito che erano così su tutti i device (essendo probabilmente cablati nello stream e non applicati ex-post dal device come avviene invece per i file .srt). Una cosa molto curiosa che invece ho notato è che alcuni sottotitoli "extra" sono dipendenti da qualche variabile sconosciuta, mi spiego meglio. Nella parti di Narcos dove parlano spagnolo, anche se l'impostazione sottotitoli è su "Disattivato" questi escono comunque in quanto la lingua principale è italiano. Ebbene, streammando dallo smartphone mi escono in inglese, mentre dal tablet (o dalla PS3) in italiano. La Chromecast, ho controllato, ha settato l'italiano come lingua e così anche il mio S5…boh! fatto sta che la visione della prima puntata è stata molto impegnativa con il doppio salto mentale "hijo de puta, son of a bitch. figlio di…." :-)

Il meglio dei due mondi ?

Cercando in rete alcune informazioni mi sono imbattuto in questa pagina dove si spiega come usare la funzionalità di 2nd screen di Netflix. In pratica si lancia l'app su Android e la si "casta" sulla PS3 invece che sulla Chromecast. Unico vincolo è che entrambi siano collegati alla stessa WiFi.

E il Pc ?

Ormai molti PC sono dotati di uscita HDMI e visto che Netflix offre la sua app anche per Windows 10 potrebbe essere un'alternativa per qualcuno. Personalmente la mancanza di un telecomando ne fa una scelta subito da scartare, inoltre sul mio setup (due monitor uno collegato in DVI e l'altro in DisplayPort) il video è sempre nero, mentre sul lcd del notebook funziona. Penso sia colpa qualche protezione per cui il segnale per motivi di anti-pirateria non viene fatto passare (anche se qualche trucco esiste…). Bocciato in pieno.

Conclusioni

Un vincitore assoluto non l'ho trovato. Lo smartphone o il tablet a portata di mano sul divano ormai lo si hai quasi sempre, quindi non è neanche questione di maggior comodità. Se qualcuno avesse già la PS3 e pensava di comprare la Chromecast solo per Netflix, potrei sconsigliarlo ma come dicevo in apertura per il prezzo esiguo e le altre applicazioni resta comunque una buona scelta. Onore inoltre a Google per averci messo dentro componenti (DAC audio, componenti video, ecc.) di qualità che per quella cifra non ti aspetteresti.

Tiro a Segno negli Emirati Arabi Uniti

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Nel gennaio 2016 si è svolto a Dubai uno dei più grandi eventi di Tiro a Segno del Golfo Arabo liberamente aperto a tutti i partecipanti, evento che ho avuto il piacere di seguire per motivi di lavoro e dove ho potuto scattare qualche foto. Presso il Poligono di Tiro della locale Polizia poco fuori la città, nell’ambito dei 4 giorni di durata dell’evento, più di 1000 tiratori di 15 diverse nazionalità si sono dati "sportivamente" (visto l'argomento meglio specificare...) battaglia in due diverse tipologie di gare:

  • Tiro a Segno su bersaglio concentrico posto a 50mt. di distanza con carabina calibro 22mm

 

 

  • Gara a coppie a eliminazione, con breve rincorsa, caricamento fucile e abbattimento di 5 piattelli nel più breve tempo possibile

 

 

 

Oltre alla categoria Uomini hanno preso parte alla manifestazione Senior Over 60, ragazzi dagli 8 ai 17 anni (il migliore dei quali sarebbe andato nella finalissima TOP25 degli uomini), donne e ragazze under 14.

  

  

La disciplina del Tiro a Segno è uno dei 5 sport facenti parte del Fazza Heritage Championship (Gare della Tradizione Araba); oltre alla falconeria che Microgate già segue da alcuni anni, quest’anno siamo stati impegnati nella gestione di questo evento e prossimamente lo saremo per quello di apnea statica.

La parte tecnologica questa volta non ha riguardato il “cronometraggio” puro, non essendoci ovviamente tempi da rilevare ma bensì la rivisitazione dei processi e dei workflow di svolgimento dell’evento (che in passato erano completamente manuali e cartacei), tramite una serie di sviluppi custom software e hardware.

Il primo obiettivo è stato gestire una folla di un migliaio di persone che nel passato era abituata a mettersi in coda anche per un paio di giorni prima di poter sparare.

Per velocizzare le operazioni di check-in nelle varie fasi e aree del poligono, si è pensato alla distribuzione di un braccialetto RFID usa e getta ma con chiusura fissa per evitare scambi di persona.

Il tiratore veniva quindi nei giorni precedenti la gara o i giorni stessi, registrato nel database centrale con tutti i suoi dati anagrafici, una foto scattata via webcam e associato al tag RFID dove era impresso il suo numero di “pettorale”.

 

Mediante semplice scansione del polso tramite antenne inserite in totem customizzate con la grafica del cliente, la persona veniva registrata come “presente” e inserita nella batterie di 30 tiratori che mano a mano si cimentavano nel tiro a bersaglio

L’operazione tra registrazione, primo check-in e creazione delle varie batterie suddivise per categorie è proceduta con estrema fluidità e rapidità e ha consentito un drastico abbassamento di code e tempi di attesa ai quali gli atleti erano abituati. Inoltre il loro posizionamento all’interno della batteria numero X li consentiva di fare delle previsioni attendibili su quando sarebbe stato il loro turno (minuti, ore o il giorno dopo).

 

Il secondo obiettivo datoci dal committente era assicurare una certa forma di “security” per quanto riguarda l’accesso all’area di tiro vera e propria, dove oltre ai giudici potevano avere accesso solo i 30 tiratori del loro turno.

Abbiamo quindi approntato un tornello dotato di lettore RFID che tramite scansione del braccialetto, controllasse l’autorizzazione dell’atleta ad entrare nella shooting area.

 

 

La terza specifica era di velocizzare il controllo dei bersagli da parte dei giudici e i relativi punteggi degli 8 spari che ogni tiratore aveva a disposizione (0=fuori bersaglio, da 1 a 10 mano a mano che ci si avvicina al centro, X se è un centro perfetto).

A questo scopo abbiamo sviluppato una app per tablet Android dove i giudici ricevevano la lista dei 30 shooters della batteria attiva (utile per un cross-check se tutti erano nella corsia/lane giusta) e potevano tramite veloci tasti preimpostati assegnare gli 8 punteggi dei quattro target.

Inoltre, per evitare qualsiasi contestazione, sulla app era possibile scattare tramite la camera integrata del tablet, una fotografia dei bersagli che veniva storicizzata insieme ai punti.

La trasmissione dei dati dal server ai tablet e viceversa avveniva tramite una wifi locale e utilizzando appositi webservices rest/json sviluppati ad-hoc.

 

 

I tiratori nella tenda, in attesa del loro turno, venivano informati in tempo reale dei risultati tramite TV a schermo piatto dove il nostro reparto di Grafica TV mandava in onda classifiche generali e di batteria suddivise per categoria.

 

La stessa stazione di grafica, supportata da un nostro competente operatore, forniva alla emittente TV alcune schermate che andavano in sovraimpressione su programmi locali, dato che l’evento ha un grosso seguito in tutta l’area del Golfo.

Molto importante la parte relativa alla visualizzazione delle “Starting List” delle batterie successive che evitava chiamate o solleciti degli atleti con microfoni o altoparlanti, in quanto già informati che era il loro turno.

Infine dei Totem informativi composti da schermo touch e stampante incorporata fornivano tutte le informazioni a chi ne facesse richiesta.

 

Il database centrale veniva sincronizzato con una copia sul cloud pronto per fornire dati a siti web, app o altre fonti, anche se quest’anno non è stato sfruttato da nessuna terza parte.

Gli organizzatori di Fazza3 - H.H. Sheikh Hamdan Bin Mohamed hanno sottolineato la loro soddisfazione alla riuscita dell’evento, e riconfermato il team e le tecnologie Microgate per la prossima edizione di Giugno che si svolgerà in forma “notturna” (dalle 22 alle 3) in quanto periodo di Ramadan: un’ulteriore sfida (al sonno!) per i nostri collaboratori.

Estesa Photo Gallery qui.

Falconeria negli Emirati Arabi Uniti

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Microgate, la piccola-grande società della quale sono orgoglioso di far parte fin quasi dalla sua nascita, già da qualche anno è attivamente impegnata nella gestione delle gare di Falconeria che si tengono negli Emirati Arabi Uniti (UAE) e più precisamente nei maggiori campionati di Dubai e Abu Dhabi.

Partiti nel 2010 con il solo intento di fornire sistemi di cronometraggio per questo particolare tipo di competizioni, oggi i servizi offerti ai due principali clienti (Fazza3 - H.H. Sheikh Hamdan Bin Mohamed Dubai e Abu Dhabi Falconers Club) spaziano dal Body Rental di una squadra di 12 skillati cronometristi, al software per il cronometraggio gare e per la gestione delle anagrafiche dati di oltre 4.000 falchi e quasi 1.000 proprietari e falconieri, ai sistemi per la grafica TV e per il tracking 3D dei voli dei falchi, siti Web, apps mobile, servizi per il feed di dati, oltre alla consulenza per il miglioramento dei processi e dei workflow all’interno dei campionati e delle singole gare.

Tipologie di gare

Le gare di falconeria che si disputano in questi paesi si dividono in tre tipologie ed ognuna pone delle sfide tecnologiche per ottenere la massima precisione e affidabilità.

Telwah

È la regina delle gare e quella a cui partecipano più concorrenti ed è una classica prova di velocità in linea in cui il falco deve percorrere 400mt (o 600mt a seconda dell’evento) volando più vicino possibile al terreno restando il più possibile all’interno dello strato limite. Il falconiere in partenza fa partire il falco (senza slancio) e all’arrivo un “catcher” con un bastone e una corda rotante alla quale è attaccata una finta preda attira il volatile. I migliori compiono il tragitto in poco più di 16 secondi con velocità di punta di oltre 110kmh. Il transito sulla linea di partenza ed arrivo viene rilevato da un Lidar che cattura lo start appena il falco esce dalla launching-area e da uno di stop posto in fondo sulla linea di traguardo. Fondamentali sono precisione e accuratezza in quanto i distacchi sono nell’ordine del millesimo (si sono verificati pari meriti al decimillesimo di secondo!) e per raggiungere questo obiettivo vengono utilizzati due coppie di LIDAR sulla linea di traguardo. Un FinishLynx a 5.000 frames/sec sulla linea di partenza e due FinishLynx sulla linea di traguardo, con ottiche diverse, a 10.000 frames/sec. garantiscono un backup e un ulteriore sistema di rilevamento dei tempi per ogni eventuale verifica in caso di richiesta da parte del comitato di gara.

 

Baloon

Ad un pallone aerostatico posto a 150 metri di altezza vengono attaccate delle finte prede che il falco deve staccare raggiungendole nel minor tempo possibile (sfruttando le termiche ascensionali ed una salita a spirale). Start e Stop vengono dati manualmente da due giudici (tramite due Encoder radio Linkgate) che visivamente vedono il falco partire e staccare la preda. Visto che i distacchi medi sono nell’ordine di qualche secondo, non sono finora stati presi in considerazione metodi più sofisticati.

 

Aeroplane

Un aeroplano radiocomandato con attaccata una finta preda compie un percorso tra piloni conici che fungono da “porte” e il falco deve inseguire l’aeromodello senza mai prenderlo; i percorsi variano dallo slalom tra più piloni all’endurance con distanze dai 1.200 ai 2.000 metri su percorsi brevi da 300 metri ripetuti più volte, al chilometro percorso in entrambi i sensi. In questo caso falco e “pilota” formano un team che deve lavorare all’unisono (il pilota deve farsi avvicinare per farsi inseguire scegliendo le traiettorie più giuste e veloci). Il tempo viene preso da un unico Lidar che funge da start e stop (è necessario l’intervento costante umano per chiudere/aprire la linea per consentire il rilevamento del falco e non dell’aeromodello o della preda).

 

Hardware standard e custom

La catena del sistema di cronometraggio di una gara è composta principalmente da cronometri Rei2, il collaudato sistema via radio Linkgate, tabelloni a LED MicroTab e MicroGraph sia all’aperto sul campo gara (molto apprezzati per la loro luminosità e leggibilità anche in pieno sole) sia nelle varie tende dove pubblico e addetti ai lavori possono seguire la gara al fresco. Le camere per il fotofinish di backup sono le collaudate EtherLynx PRO di FinishLynx di cui Microgate è distributore e fornitore di parti OEM.

 

La parte principale dell’attrezzatura è ospitata a seconda dei siti in un “caravan” (Timing Van) semovibile o in una apposita struttura fissa, entrambi dotati di finestre per permettere ai cronometristi di avere sempre un riscontro visivo sui concorrenti.

 

La parte di triggering dei segnali di start/stop, solitamente deputata alle fotocellule Polifemo, dovendo per ovvie ragioni coprire un arco di spazio/cielo molto più ampio che in altri sport, qui è svolta da dei Lidar (tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser) opportunamente customizzati da Microgate, dotati di un decoder radio LinkGate e settati in modo da prevenire falsi impulsi soprattutto da oggetti proveniente dal verso opposto al volo del falco. Per fare ciò si utilizza una coppia di lidar in cui il primo funge da trigger per avvisare il secondo che sta arrivando un impulso. La coppia trigger/main è poi opportunamente ridondata con una seconda per motivi di backup/fault tolerance.

 

Il secondo sviluppo custom per questo tipo di competizione è stato un anellino contenente un transponder RFID (chiamato “MgRing”) da attaccare permanentemente alla zampa di un falco. Pur essendo infatti il falco dotato di un RingNumber univoco (una sorta di Passaporto/Pedigree internazionale) i clienti desideravano escludere del tutto possibili casi di “scambi di falco” sia fortuiti che fraudolenti. Inoltre un transponder leggibile da antenne poste in totem/portali di ingresso avrebbe velocizzato di molto le operazioni di entrata/uscita dalle varie aree di competizione.

La sfida tecnologica è stata quello di concepire un anello leggero, abbastanza grande da contenere il chip RFID, che non desse fastidio all’animale, con una chiusura “one-time” che rendesse inusabile l’anello se qualcuno avesse tentato di aprirlo e con l’applicazione di una label dorata/argentata con il numero di pettorale e di associazione (AD=Abu Dhabi , F3=Fazza Dubai).

Il chip RFID, pur se di dimensioni ridottissime, è abbastanza potente da permettere la lettura solamente avvicinando l’animale ai totem, customizzati con la grafica del cliente, che contengono due antenne ricevitrici. Questo significa, velocità di scansione e soprattutto che nessuno deve toccare o avvicinarsi al falco con lettori o palmari, per la gioia dei falconieri che vogliono il loro “atleta” più tranquillo possibile.
 

Softwares

Database centralizzato

Tutti i dati vengono mantenuti in un database centralizzato posto su server in cluster locali e messi in mirroring con una copia sul cloud che ne permette la fruizione a siti web, apps mobile e servizi di data-sharing (api, webservices, ecc.)

RaceManager Falcon Edition

Ad inizio stagione (ed in certi casi anche prima di una gara) ogni proprietario è tenuto a registrare e iscrivere il proprio falco nel database centrale del Falcon Club; oltre ai dati anagrafici di proprietari e falconieri, vengono registrati tutti i dati dell’animale comprese tre fotografie (fronte, lato, e dettaglio della zampa con il Ring Number). Qualsiasi variazione (di categoria, età, cambio di proprietario, ecc.) viene loggata costruendo così una completa scheda che può essere consultata in qualsiasi momento. Al momento della registrazione vengono inoltre scritti sul MgRing tutti i dati salienti e apposto permanentemente alla zampa del falco. Per evitare lunghe code, i proprietari possono anticipare tutta la fase di inserimento dati dentro il sito web del cliente, dove un’area extranet riservata consente appunto di gestire la propria flotta falchi.

La gestione dei dati anagrafici, dei calendari, di risultati e statistiche avviene tramite un software denominato “RaceManger Falcon Edition”, molto semplice da imparare e usare, fondamentale visto che in questo caso la gestione è demandata a personale locale di lingua araba che deve interagire con falconieri e proprietari dei falchi.

FalconRace e software accessori

La parte clou della gestione della gara è affidata ad una versione custom del noto software di cronometraggio gare MiSpeaker.

Tutte le varie fasi di corollario sono gestite da moduli appositi (MiIn, MiOut, MiStart, ecc.)

 

Workflow di una gara

Gestire una gara con un numero elevato di partecipanti può essere problematico dal punto di vista dell’organizzazione e della logistica, ecco perché Microgate ha messo in piedi insieme agli organizzatori un workflow che oggi consente di far volare anche più di 400 falchi nelle ore di luce a disposizione.

Entrata nella Rest Area - MiIn

Tutti i falchi che vogliono partecipare ad una competizione vengono “scansionati” all’entrata della tenda della Rest Area per verificare che siano correttamente iscritti alla stagione corrente e, se la gara è destinata ad una sola categoria/razza o età, se appartengono al gruppo giusto.

Una volta entrati i falchi vengono messi dai loro falconieri su appositi trespoli in attesa del loro turno.

 

Shuffling

Quando tutti i partecipanti sono entrati, si procede alla formazione della lista di partenza tramite una procedura di sorteggio casuale (l’ordine di partenza può essere molto influente in caso di vento o condizioni atmosferiche particolari).

Nelle gare molto importanti in cui la richiesta di partecipazione viene effettuata dai proprietari/falconieri tramite una apposita sezione del sito web del cliente, tale operazione avviene in diretta TV e in giorni precedenti la gara.

 

Uscita dalla Rest Area – MiOut

I falchi che si appropinquano a gareggiare escono dalla Rest Area ed entrano in una zona intermedia venendo scansionati da un secondo totem.

 

 

Pronto per la gara – MiStart

Quando è il turno del falco per partire, un totem posto all’uscita della tenda scansiona per la terza volta il falco e manda, tramite i software di gestione, tutti i dati al cronometro Rei2 che lo mette come concorrente in partenza. Nel caso di gare dove la partenza non è appena fuori dal tunnel della tenda (ad esempio nella Baloon) un eventuale ultimo controllo effettuato in loco con un palmare, assicura che non ci siano stati scambi nel breve tragitto tra la tenda e la starting area.

 

Risultati in tempo reale

Disporre dei risultati in tempo reale per i concorrenti (in gara o in attesa) e per il pubblico presente, è sicuramente uno degli aspetti più importanti per il coinvolgimento generale.

Solo per fare un esempio, nella tenda destinata agli ospiti del sito di Dubai, sono presenti 96 (!) TV da 55” che trasmettono in ogni momento classifiche e altre informazioni derivanti dai nostri sistemi.

Un primo grado di informazione viene ottenuto dai tabelloni a LED MicroTab e MicroGraph che sono disposti sia all’esterno (via WiFi nel caso di lontananza dal Timing Van) che all’interno delle varie tende. I tabelloni forniscono informazioni sul concorrente in gara con il tempo a correre (oltre al countdown dei 2 minuti di tempo massimo per far partire il falco), distacchi, piazzamenti e i dati dei prossimi atleti in corsa. Inutile dire che i nostri tabelloni e software devono gestire perfettamente i caratteri arabi e la scrittura RTL (right to left).

Sugli schermi piatti (solitamente TV a 50 o più pollici) disposti un po’ ovunque vengono invece trasmesse le classifiche e le starting-list con un’elegante grafica corredata da loghi e sponsor.

Ad ogni conclusione di batteria o categoria vengono fornite delle stampe cartacee o dei PDF che vengono messi a disposizione su dei totem interattivi.

 

 

 

Grafica TV

Vista la grande popolarità di questo sport, molte delle gare più importanti vanno in diretta TV, ed è quindi stata ovvia la domanda di poter fornire informazioni da mandare in sovraimpressione non solo per il concorrente in gara (pettorale, tempo a correre, distacco, piazzamento) ma intervallando la trasmissione delle immagini con classifiche e altre informazioni (come ad esempio i dati meteo di temperatura, umidità, vento, ecc.)

La nostra “cabina” di regia è costituita da una apposita stazione grafica capace di supportare ben 8 uscite video grazie a particolari schede Matrox e Blackmagic, da un software di nuovissima generazione appositamente sviluppato per la creazione di layout e transizioni animate e soprattutto da due qualificati operatori che agli ordini del regista mandano in onda quanto richiesto.

 

 

 

3D Tracking Avatar

Dal 2015 un sistema di telecamere 4K poste ad un’altezza di 35 metri, riprendono la gara in linea (Telwah) del falco e ne ricostruiscono la traccia in tempo reale renderizzando un avatar che ripercorre il tragitto. Solitamente tale traccia viene sovrapposta a quella del concorrente in quel momento in testa per evidenziare i confronti di traiettorie.

 

Sito Web efcad.ae e servizi web

Sempre nel 2015 è stato sviluppato il sito ufficiale dell’Abu Dhabi Falcon Club presente all’indirizzo www.efcad.ae

Il sito in doppia lingua (inglese e arabo) è basato su un Content Management System (CMS) mediante il quale i content editor del club gestiscono tutti i contenuti redazionali, le news, gli eventi, photo- e video galleries, mappe, ecc.

L’interfacciamento con il database dei concorrenti e delle gare permette la pubblicazione in tempo reale dei risultati delle gare, dei partecipanti e del calendario sempre aggiornato.

Inoltre viene messa a disposizione di ogni proprietario un’area riservata dove può autonomamente gestire la propria flotta di falchi e iscrivere/rimuovere un falco ad una o più gare.

A disposizione dei club sono inoltre stati approntati dei servizi web rest/json che consentono a partner di interfacciarsi con i nostri sistemi e ricevere o mandare dati da altri siti o da mobile apps.

 

PhotoGallery

Qui trovate una nutrita Photo Gallery inerente la President Cup 2016 di Abu Dhabi

Trovare in Lightroom le foto esportate

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Durante alcune manifestazioni che ho seguito negli ultimi tempi, mi sono trovato a fotografare e pubblicare sui social in tempo quasi reale le foto scattate. Per preparare in rapidità le galleries scegliendo le foto e il loro ordine, uso il metodo della Quick Collection (tasto B per aggiungerle e poi drag'n drop per riordinarle).
Purtroppo per la fretta spesso mi dimentico di flaggarle in un altro modo (es. con il tasto P del Flagged, con un colore o con un rating) e una volta tornato a casa, per fare ordine e ricrearmi le Collection giuste mi serviva un metodo per dire "filtrami tutte le foto che ho esportato in jpeg e che non sono flaggate"

Dal programma purtroppo non si può fare, ma bisogna andare con ad interrogare direttamente il database SqlLite e cercare nella History l'operazione di Export (per tutti i dettagli sui tool e sulle precauzioni di lavorare sul db del catalogo, vedi i miei post precedenti)

La query che estrae i record è quindi questa (ovviamente sistemate il path che vi interessa)

SELECT  basename  , i.pick
FROM Adobe_images i
INNER JOIN  AgLibraryFile f ON i.rootfile = f.id_local
INNER JOIN Adobe_libraryImageDevelopHistoryStep his ON  his.image = i.id_local  AND Name LIKE 'Export%'
WHERE
folder IN
(
SELECT id_local FROM AgLibraryFolder where pathFromRoot LIKE '/Dubai/FalconRaces%'
)
AND Pick = 0
ORDER BY baseName

Il campo Pick indica se la foto è stata Flaggata con P, se vi interessano tutte le esportate eliminate la Where Pick=0

La tecnica di andare a vedere la Adobe_libraryImageDevelopHistoryStep  è molto interessante, perché ci consente ad esempio di trovare tutte le foto "editate" (basta omettere Name Like 'Export%') oppure quelle con una particolare tipo di modifica (tutte le croppate, tutte le variazioni di Exposure, ecc. )

Evento di apnea statica e corse di cani Saluki

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Dopo Falconeria e Tiro a Segno. altri due resoconti di eventi a cui ho partecipato negli Emirati Arabi Uniti (in questo caso entrambi a Dubai)

Apnea Statica (Freediving)

Si è svolta il 3 e 5 marzo 2016, presso l’Hamdan Sports Complex di Dubai, una prestigiosa manifestazione di livello mondiale di apnea statica (FreeDiving) alla quale Microgate e il sottoscritto hanno partecipato in qualità di partner tecnologico per la parte di rilevazione tempi, grafica TV e gestione dell’evento (iscrizione, registrazione atleti, ecc.).

Quasi 90 partecipanti, di 17 diverse nazioni, divisi tra abitanti del Golfo (GCC), professionisti e junior hanno dato vita ad una emozionante sfida con risultati che lasciano sorpresi i neofiti della specialità: il vincitore serbo Branko Petrovic ha trionfato con un 10’15” che lascia sbalorditi e che viene ottenuto oltre che tramite abilità fisiche con tecniche di meditazione e di rilassamento.

 

L’apnea statica è una delle specialità degli sport della tradizione araba che Microgate segue già da molto tempi negli Emirati Arabi per il Hamdan Bin Mohammed Heritage Center (vedi gli articoli su Falconeria, Tiro a Segno e Corse di Cani).

Nata dalla antica tradizione della pesca delle perle, la specialità consiste nell’immersione sott’acqua ad una profondità variabile (da 1 a 5 mt.) senza nessuna attrezzatura e senza iperventilazione con ossigeno. Il tempo viene preso da tre giudici che seguono il concorrente appena questo si immerge e fermato quando riemerge; come tempo netto viene considerato la differenza tra il primo start e l’ultimo stop. Dopo la riemersione l’atleta deve stare in acqua sulla boa vigile e cosciente per 1 minuto (“medical time”) per confermare ai giudici che non presenti stati di perdita di conoscenza o sindrome pre-sincopale (SAMBA). Prima dell’immersione invece l’atleta ha a sua disposizione un tempo di 10’ (15’ nelle finali) di concentrazione che può gestirsi fuori o dentro l’acqua (“concentration time”).

 

Le specifiche date dal committente riguardo la strumentazione in dotazione ai giudici, erano di poter leggere il tempo su un display e di poter dare i segnali manuali di start e stop tramite un comodo e funzionale pulsante.

La scelta è caduta sul cronometro Witty·TIMER, solitamente usato nell’ambito del training ma adatto anche a competizioni che non richiedono precisioni al decimillesimo di secondo, abbinato ad un ergonomico pulsante di start/stop.

L’ergonomia del cronometro (in mano e al collo), il grande display a colori con interfaccia utente a colori smartphone-like, unita a un firmware customizzato per l’occasione e dedicato alla specialità, hanno reso molto piacevole l’esperienza d’uso ai giudici locali che in alcuni casi erano neofiti di cronometraggio.

 

Ogni atleta era fornito in fase di registrazione di un braccialetto da polso water-proof (ovviamente!) gestito dal lettore Witty·RFID, sia in fase di iscrizione (scrittura del chip) che in fase di lettura prima di immergersi in acqua

Il sistema Witty era completato dal semaforo Witty·SEM che segnalava ai giudici con un “rosso/verde” se l’atleta “scansionato” era quello atteso e in lista di partenza e forniva il via al countdown di concentrazione.

Gli impulsi di start e stop forniti dai 12 Witty (3 giudici per 4 corsie) venivano raccolti da due Witty·COMBOX collegate ai PC ove girava il software DiveRace, vero e proprio motore principale di tutto l’evento.

 

Il programma (nato da una costola del nostro software di gestione gare MiSpeaker) ha consentito di gestire in tutta tranquillità la gestione contemporanea di 4 corsie in gara con atleti di categorie miste. Questo ha notevolmente velocizzato l’esecuzione delle prove (gli anni scorsi si doveva attendere che tutte le 4 corsie terminassero prima di mettere in acqua altri atleti) tanto che alle finali il Comitato Organizzatore ha deciso di usare una sola corsia per non finire l’evento troppo in anticipo rispetto agli orari previsti!!

 

Anche tutta la parte informativa rivolta sia al pubblico che agli atleti, è stata gestita da Microgate tramite il già citato software DiveRace e soprattutto dal programma di grafica televisiva MiSpeakerGT (anch’esso sapientemente sviluppato dal nostro Senior Dev Engineer Alessandro Miorelli)

Svariati schermi TV mostravano diverse tipologia di informazioni: nella Rest-Area, dove gli atleti si concentravano e riposavano prima della prova, erano presenti le liste di chiamata, la classifica parziale e i tempi a correre dei quattro atleti in gara.

Gli atleti in procinto di gareggiare avevano a disposizione il countdown entro il quale dovevano entrare in acqua e immergersi, mentre il pubblico poteva seguire sia su monitor TV vicino agli spalti, che soprattutto dall’enorme Led Screen posizionato sopra la piscina, l’atleta in gara tramite immagini provenienti dalle camere subacquee. Molto suggestive le immagini live miscelate in overlay con il tempo a correre.

 

 

 

A gestire tutto l’hardware e software una squadra affiatata di 8 persone, ormai collaudata e “allenata” da molti mesi di gare negli eventi delle specialità “heritage” sopra citate.

 

Clicca qui per una più completa PhotoGallery dell'evento

Corse di Cani Saluki

La stagione UAE 2015/2016 di gare degli sport della tradizione araba, si è conclusa con il cronometraggio di una corsa di cani di razza Saluki svolta su un tratto del cammellodromo di Al Ain. La gara era un evento demo, anche se in presenza dello sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum (noto come Fazza) arrivato con elicottero personale, ed è servita come beta-test per i prossimi eventi che Microgate gestirà il prossimo anno sia a Dubai che ad Abu Dhabi

Già con l’esperienza della gestione di gare di falconeria, tiro a segno e apnea statica, quest’evento è stato gestito inizialmente con il “solito” inserimento dei dati anagrafici di cani e proprietari in un database centrale tramite il software DogManager. Così come i falchi, il prossimo anno anche i cani verranno dotati di collare RFID per velocizzare le operazioni di riconoscimento, entrata in campo gara ed evitare scambi (involontari o fraudolenti) di partecipanti.

La parte vera e propria di cronometraggio è stata affidata ai noti Photofinish FinishLynx; una camera in partenza ha gestito la linea di start e le eventuali false partenze, mentre due camere contrapposte in arrivo hanno stilato l’ordine d’arrivo delle quattro gare divise in categorie (Sheikh/Public) e sesso dei cani (M/F).

 

L’evento, seppur portato a termine efficacemente e con tutti i risultati, ha permesso di capire meglio alcune criticità che permetteranno di gestire la futura stagione nel miglior modo possibile.

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Pianificare il dislivello di un giro in Mtb con Basecamp e OpenMtbMap

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La domanda che risponde al titolo del post, me la fanno spesso i lettori che seguono questo filone del blog e soprattutto chi proviene da questo post: c'è bisogno di avere i dati DEM 3D dentro le mappe OpenMtbMap per calcolarsi il dislivello di un giro che si vuole fare?

La domanda, avrebbe detto Lubrano, sorge spontanea in quanto nelle proprietà di un percorso (route) non vedo i dati di Ascesa/Discesa come invece vedo tra quelli di una traccia (track) che ho scaricato dal mio device.

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La prima cosa che viene in mente è quindi quella di trasformare un percorso in traccia, cosa fattibile in Basecamp facendo Tasto destro, Crea Traccia da percorso selezionato.

Facendo ciò, però, se apriamo le proprietà della traccia appena creata, i dati a disposizione sono ben minori di quelli di una "vera" traccia e soprattutto non vi è traccia :-) -orribile gioco di parole- del nostro dislivello positivo (chiamato da molti D+)

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Le mappe OpenMapMtb non contengono quindi l'altimetria ?? No! Infatti la soluzione è quella di lavorare direttamente sul Grafico del Percorso (route), quindi senza nessun bisogno di convertirlo in traccia.

Cliccando infatti due punti all'inizio e alla fine del percorso, in basso vedremo comparire la quota di ascesa (quindi il dislivello). Ovviamente in un giro "su e giù" potete divertirvi a calcolare i vari D+/D- parziali dei vostri scollinamenti.

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Per mia esperienza il dato è un pelo sottostimato, ma non di tantissimo (e poi dipende se lo confrontiamo con i dati su connect.garmin.com con la correzione quota attivata o disattivata)

Come incorporare i sottotitoli SRT in un file MKV

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Come si può evincere da alcune sezioni di questo sito sono molto appassionato di film e negli ultimi tempi soprattutto di Serie TV (che in molti casi ormai hanno livelli molto maggiori delle media dei film che escono).

Pur avendo un abbonamento a Sky e Netflix che soddisfano la mia sete di serieTv, capita talvolta di voler vedere qualcosa in lingua originale (vuoi perché non arriverà mai in Italia, oppure perché è un ottimo modo per allenare l'orecchio e imparare modi di dire e slang…).

Come tutti sanno, esistono molti siti che mettono a disposizione i sottotitoli (a poche ore dalla messa in onda!) redatti da traduttori volontari che hanno tutta la mia ammirazione, sia per la competenza linguistica, che soprattutto per il tempo dedicato che immagino sia poco o nulla remunerato.

Attraverso il comodo sito Tv Shows Manager, è molto semplice avere il link diretto ai SUBS (così si chiamano in gergo) di un determinato episodio e solitamente i link puntano a ItalianSubs oppure a SubsCloud (i cui file sono ospitati su TelefilmAddicted).

I sottotitoli sono normali file ascii, con estensione .SRT, con un formato chiamato SubRip più che banale: un contatore, il timeframe di comparsa e sparizione e il testo del sottotitolo.

Con il noto programma VLC, se il nome del file .srt corrisponde a quello del video , il sottotitolo viene automaticamente caricato e lo possiamo attivare o disattivare dal corrispondente menu; se il nome non è uguale o vogliamo caricare più lingue diverse, allora basta usare il comando Add Subtitle File…

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Fin qui tutto bene, purtroppo il mio "mediaplayer" (un lettore  BD/DVD Pioneer BDP-170 che uso solo come client DNLA del NAS che ospita i file video) non supporta i file .srt e i sottotitoli li legge solo se sono codificati internamente allo stream video (mp4, o mkv che sia).

Il tool che uso per fare l'embedding dei srt con gli stream audio e video si chiama MKVToolNix e il funzionamento tramite la sua GUI è semplicissimo: drag 'n drop dei 2 file (video e subs) e click sul bottone Start muxing

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Molto comoda (nel caso dovessimo processare più file come nel caso di una serie completa) la possibilitá di aggiungere il task ad una coda e poi di processare l'intera coda in un colpo solo (anche se comunque l'operazione dura pochi secondi per ogni episodio).

L'output sarà sempre in formato Matrioska (.MKV), il file del vostro video "pulito" senza sottotitoli nel formato sorgente, non viene comunque mai sovrascritto (anche se io poi li butto sempre via); rammento che anche se ora i subs sono "scolpiti" dentro il video non vuol dire che debbano essere sempre visualizzati ma possono essere spenti con gli appositi comandi del device o del software che lo visualizza.

Buona visione in lingua originale.


Conoscere la versione di Sql Server e quali SP e CU è installato

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Per conoscere la versione (es. 2005/8/12/14/16), edizione (express, standard, enterprise, ecc.), Service Pack (SP) e Cumulative Update (CU) vi sono molti modi.

Il numero di release (es. 12.0.4439) è facilmente ricavabile già dalla console di Management Studio vicino al nome del server

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Il numero però ci dice poco, a meno di non consultare qualche tabella di decodifica come questa volenterosamente aggiornata di un blog privato.

Il metodo più semplice e che conoscevo e uso fin dalle versioni 7 o precedenti è una variabile di sistema chiamata @@VERSION

SELECT@@VERSION

che a seconda della versione installata ci fornisce più o meno informazioni. Prima dell'ultimo CU 5 di Sql Server 2014 (12.0.4439) , l'output era molto scarno come possiamo vedere ad esempio se la lanciamo su un Sql Server di Azure che è ancora una 2014 pre-SP1

Microsoft SQL Azure (RTM) - 12.0.2000.8 
    Mar 25 2016 15:11:30
    Copyright (c) Microsoft Corporation

Su un'installazione Sql2014 SP1 CU5 otteniamo invece anche l'indicazione del Service Pack e del CU installato, oltre alle indicazioni di Edizione

Microsoft SQL Server 2014 (SP1-CU5) (KB3130926) - 12.0.4439.1 (X64) 
    Feb 15 2016 12:12:43
    Copyright (c) Microsoft Corporation
    Express Edition (64-bit) on Windows NT 6.3 <X64> (Build 10586: )

Se abbiamo una versione inferiore e vogliamo comunque ottenere queste informazioni, possiamo ricorrere a delle SERVERPROPERTY

SELECT  SERVERPROPERTY('productversion') AS ProductVersion ,
        SERVERPROPERTY('productlevel') AS ProductLevel ,
        SERVERPROPERTY('edition') AS Edition ,
        SERVERPROPERTY('PRODUCTUPDATELEVEL') AS ProductUpdateLevel;

che ci ritornano

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Attenzione, l'ultima proprietà SERVERPROPERTY('PRODUCTUPDATELEVEL') è disponibile solo anch'essa da 2014CU5, per le precedenti ritorna NULL (e quindi il modo per sapere che CU abbiamo installato è quella della tabella di decodifica).

Fat Bike Test

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Primo giro su una fat bike sui sentieri superconosciuti di Monticolo nell'ambito del Sanvit Bike Festival. Mentre nelle scorse edizioni, ero stato curioso di provare delle e-bike (vedi qui e qui), quest'anno ho approfittato di avere come guida il <inserire aggettivo a piacere da mitico a mitologico> Maurizio Deflorian aka nonnocarb (http://www.meranobike.it), ormai un'eminenza grigia nel mondo delle FAT (se avesse preso un centesimo per ogni fat venduta dietro suo consiglio, sarebbe ricco)

Ho avuto la fortuna di provare una Salsa Mukluk front con forcella Bluto e ruote Kurushiro in carbonio (quindi già una signora FAT) fornita da Raceware (grazie a Mauro Bertolotto per la disponibilità); tutto quello che Maurizio dice da anni nei suoi commenti ha trovato conferma: grandissimo -infinito- grip in salita, confort, su asfalto non è così tragica (le ruote erano all'incirca sui 0,8 secondo il suo tatto) e molta sicurezza sul tecnico (per quel poco che ho provato). La mancanza del Reverb non mi ha consentito una confidenza al 100% ma si capisce subito che riesci ad affrontare roba ripida e scassata a velocità ridottissima. Sulla prima curva veloce, ho avuto la stessa sensazione di quando un mese fa sono salito su un quad: io che mi piego, bici che va per la tangente, ma anche qui dopo 5 minuti capisci che la puoi piegare molto di più (oppure tu buttarti molto più all'esterno) perché l'anteriore tiene tantissimo. La mancanza dell'ammo posteriore si sente? Sì! inutile girarci intorno, una full (soprattutto plush come tengo io il mio Fox) in discesa è un'altra cosa; sul veloce le botte del retrotreno si sentono, idem sui mini-saltini che ho fatto. Resta un po' di pesantezza della ruota davanti da alzare per uno scavalcamento dell'ostacolo, mentre stupisce la facilità del surplace (stai su ore praticamente su una specie di cavalletto) e addirittura di un abbozzo di nosepress, che mi è venuto molto meglio che con la mia!

In conclusione sono molto felice della prova, almeno adesso quando mi chiederanno un parere potrò darlo a ragione veduta e non solo per sentito dire. Grazie a Maurizio per la compagnia e come ogni anno a Arthur e Andreas per la magnifica organizzazione.

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Salsa Mukluk con ruote Kuroshiro

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Maurizio e a destra la protagonista (insieme ai weisswurst) del Sanvit Bike Festival!

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NonnoCarb e BisNonnoAlu

Lenovo Yoga 500, un notebook fuori dal coro

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IMG_3966Stimolato dalla richiesta di mio suocero di trovargli un nuovo PC per rimpiazzare il suo vecchio ormai diventato "lento e inusabile", ho cominciato a dare un'occhiata ai siti delle grandi catene GDO (Mediaworld, Euronics, Unieuro) convinto che in quattro e quattr'otto avrei trovato il modello giusto. Illuso! Probabilmente sono la persona più sbagliata per consigliare un oggetto "consumer" a chi ha poche pretese, ma non volendo trovarmi nelle stesse condizioni tra meno di due anni, avevo puntato su una serie di caratteristiche un po' sopra alla media, sempre con un occhio ovviamente al budget. In particolare cercavo un notebook con:

  • Schermo 14 o 15
  • Risoluzione Full HD (1920x1080)
  • Processore i5
  • 8 Gb Ram
  • Windows 10
  • un SSD anche di dimensioni piccole (128Gb)
  • Prezzo sotto gli 800 euro ivato

Dopo aver verificato che sui 3 siti succitati non trovavo niente del genere, ho deciso di fare un sopralluogo fisico nei 2 negozi e qui l'amarezza e la delusione sono stati ancora maggiori. L'uniformità e la standardizzazione verso il basso dei notebook consumer è spaventosamente deludente! Dozzine di PC tutti uguali, TUTTI con quella schifosa risoluzione di 1366x768, TUTTI esclusivamente con un hard disk da 5400 rpm, magari anche da 1 Tb, ma cosa se ne fa una persona il cui backup di foto e documenti ci sta su una chiavetta da 8 Gb ???! Qualità del display pessima (o super glossy o con un angolo di visione ottimale di quale micro arcosecondo), i3 a profusione e quasi tutti con 4 Gb, ché sappiamo benissimo che Win 10 2,5/3 se li mangia a colazione.

E' vero che alzando di un centinaio di euro il budget si trova qualcosa di meglio (es. degli HP anche con i7, 8Gb), è vero che avrei potuto prendere uno di quei modelli da 500€, comprare "sfuso" un SSD e reinstallare tutto, ma a parte che il mio tempo costa :-) poi ci si deve scontrare con la reinstallazione dei driver che non spesso è smooth, con l'apertura del PC che talvolta fa decadere la garanzia, ecc. Insomma, sembra evidente che i produttori abbiano fatto cartello e vogliano svuotare i loro forniti magazzini di tutti gli hard disk esistenti sul pianeta, perché non è concepibile non trovare un pc consumer con un SSD (non sono il solo ad essersene accorto, ovviamente).

Lenovo Yoga 500-14IBD

Stavo quasi gettando la spugna, quando ho dato un'ultima occhiata su Amazon e scavando, scavando sono arrivato sulla pagina di questo modello. Sembrava impossibile! Aveva TUTTE le caratteristiche che desideravo… ma…c'è sempre un MA quando tutto sembra risolto. In Italia questo modello non esiste (!), o meglio esiste ma con Windows8+HDD da 500 o Windows10+HDD da 1TB. Il modello con Win10+SSD sullo store è infatti un modello tedesco con tastiera e sistema operativo teutonici. Visto che con Windows 10 i language pack sono gratuiti e cambiabili a piacere, ho solo dovuto convincere  mio suocero che una tastiera tedesca è MILLE VOLTE meglio di una italiana (che ad esempio non consente di fare al volo le ÀÈÌÒÙ ÁÉÍÓÚ!!) e che io la uso praticamente da 25 anni e non la cambierei per nulla al mondo.

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Ordinato e arrivato, ieri ho passato un paio di ore in compagnia di questo giocattolo ed eccomi qui a decantarne le note positive. NON è ovviamente un'esaustiva prova d'uso ma poco più di un unboxing e preview. Innanzitutto per la stessa cifra di un normale notebook qui si prende un ibrido notebook-tablet (con schermo touch ovviamente) che in ambito consumer ritengo essere l'ideale per passare da scopi seri in cui serve tastiera, alimentazione, ecc. a quelli ludici da divano in cui leggere il giornale o un PDF in modalità tablet (magari in verticale). Personalmente alterno il notebook Windows a un leggero tablet 10" Android, forse la soluzione Surface 4  Pro sarebbe l'ottimale (ma per le mie esigenze  a 2500 € !) ma questa soluzione della cerniera del display che ruota di 360° è molto interessante.

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La personalizzazione di Windows 10 da tedesco a italiano è filata via "quasi" liscia. Inizialmente lo store e tutte le Univeral Apps (le vecchie "RT" di win8) restavano in tedesco, ma è bastato forzare un "Download e  Aggiornamenti" dallo store (cliccare sulla propria foto del profilo) per averle in italiano; tutte TRANNE una (Posta e Calendario) che si è ostinata a rimanere tedesca fino ad un Windows Update importante (quella specie di SP1) che ha risolto anche quel problema. Da quel momento anche la parte prima del Logon è completamente in italiano e quindi mi sento di dire che se volete comprare un pc con OS win10 e cambiargli lingua successivamente non ci sono problemi (anche se io continuo nella mia personale battaglia di consigliare a tutti che OS e programmi vanno usati esclusivamente in inglese, ma sono un Don Chiscotte).

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Sull'uso come normale PC, nulla da dire. Display leggibile e luminoso, i 14" con una Full HD vanno usati con uno scaling a 125% (il 150% di default è troppo), anche se io rimango dell'idea che il 100% è sempre l'impostazione ottimale e con un po' di tuning su Font Size di messaggi, menu, ecc. e Icon Size si hanno i risultati migliori.

Webcam integrata, un buon supporto audio (c'è un app residente chiamata Dolby Digital Plus), tre porte USB (due 3.0), una HDMI, una porta Rj-45 eth un po' scomoda da infilare ma almeno non devi portarti in giro adattatori come coi pc slim da fighetti, un tasto fisico per il blocco rotazione (mah.. meglio via software) slot per SD, volume e un intelligente "tasto" di factory reset (da usarsi con un a punta tipo graffetta aperta) che comanda la reinstallazione ex-novo dell'immagine Win10 originale o di uno snapshot che abbiamo fatto con il programma OneKey Recovery.

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Windows 10 as Tablet OS

IMG_3964E il touch ? Beh, dopo pochi minuti di uso, ti viene da chiederti, come hai fatto finora sul tuo pc a non averlo… è vero che l'ambiente desktop di Win10 non è certo l'ambiente ideale, ma usare un browser o anche le finestre di Explorer per normali operazioni di file system per le mie dite normo-dotate è estremamente comodo. Quando lo schermo viene girato di più di 190° la tastiera e il mousepad si disabilitano automaticamente e a seconda delle opzioni che abbiamo impostato (automaticamente, chiedi conferma o mai) viene impostata la modalità tablet di Win10.

Ecco questa forse è stata la delusione maggiore, che non è certo colpa di Lenovo bensí di Redmond. Io non sono un grande amante delle Universal Apps, ma a parte ciò è proprio l'esperienza d'uso generale che fa un po' acqua. Es. mentre su Android (e immagino iOS) la tastiera virtuale compare SEMPRE in modo intelligente quando serve (ovvero quando il cursore si trova in una textbox), qui alcune volte fa cilecca e si è costretti a chiamarla "a mano" dalla charme. Il passaggio dall'ambiente Start/Apps al desktop non è dei più intuitivi, così come alcuni programmi mandati a tutto schermo (es. Acrobat Reader in CTRL-L) rendono difficile l'uscita e ti tocca ri-girare la tastiera solo per fare ESC!

A parte questo comunque, alcune apps usate in questa modalità (es. Netflix o quella di Facebook che ritenevo su un Pc fosse inutile) hanno un senso.

In conclusione un ottima alternativa a un notebook "normale" che con queste caratteristiche non si trova o costa di più.

Scott Genius 700 Tuned Plus

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In vista di un prossimo acquisto, ma soprattutto per poter parlare a ragion veduta e non solo per "l'ho letto su un forum", ho avuto oggi la possibilità di provare una MTB con il formato ruote PLUS, che come ormai anche i sassi sanno, sono le gomme di dimensioni molto maggiori delle normali ruote grasse, ma non così "ciccione" come le Fat Bikes. Le due misure che si stanno oggi affermando sono i 2,8" o i 3" (anche se il prossimo anno sono previste alcune biciclette con le 2,6", perché ovviamente bisogna confondere sempre di più il povero cliente neofita!).

La MTB oggetto di questa mini-review è una cosiddetta "trail bike", ovvero quella categoria di "tuttofare" con escursioni tra i 120 e i 140mm che salgono bene in salita e se la cavano nella maggior parte delle discese tecniche, tralasciando forse i bike-park-hard da DH con alti drop.

La bici, una test-bike di Scott data in prestito al mio negoziante di fiducia (in sostituzione della sua personale purtroppo rubata durante l'ultimo furto… sigh!), non era della mia taglia (M invece che S) ma non ho risentito particolarmente della maggior grandezza, portando a termine uno dei miei soliti giri senza particolari problemi. Il modello Genius 700 Tuned  è un top di gamma, che di listino sfiora gli 8000€ (ma un po' di sconto si riceve sempre) e quindi equipaggiato molto bene anche se non al top (niente Eagle 1x12 ad esempio); si potrebbe aprire un discorso infinito sul fatto che le MTB oggi costano troppo, che con quella cifra si compra un moto, ecc. ecc. ecc. Proprio ieri leggevo un articolo sull'argomento e le conclusioni sono sempre le stesse. Se si vuole stare su certi marchi (soprattutto americani) i prezzi sono questi, ma nessuno ci mette una pistola alla tempia per comprarci proprio quella marca, così come nessuno ti obbliga a prendere un Audi/Mercedes/BMW invece che un Nissan/Toyota… ognuno è libero di volersi comprare non solo due ruote e un telaio, ma un sogno, un blasone, un'esclusività; così come altri possono preferire il "fai-da-te" delle online-german-companies (Canyon, Radon, YT, Rose) oppure  la via di mezzo (Cube nel mio caso) dai prezzi accettabili ma dalle buon/ottime prestazioni e componenti top senza accendere un mutuo (anche se parliamo sempre di un paio o più di stipendi medi italiani!).

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02-IMG_3520Ma torniamo alla prova della 27,5+ che, lo dico subito, è stata molto positiva e mi ha entusiasmato non poco. Le gomme montate pensavo fossero quelle di serie presenti sul sito (Schwalbe Nobby Nic 2.8") mentre mi sono trovato delle Vittoria Bomboloni da 3.0". In questo tipo di bici, la gomma fa ovviamente la differenza e il difetto di gioventù imputato alle Plus è quello di avere poca scelta di gomme e quelle poche disponibili non ben attrezzate per trail impegnativi: in pratica per stare bassi con i pesi e non inficiare troppo la scorrevolezza, le gomme attuali sono di carta velina sui fianchi e con i tasselli molto poco pronunciati. Le Vittoria sono proprio di questa categoria, ma per fortuna non avevo in programma giri su pietraie taglienti. Le gomme avevano montato la camera d'aria e quindi non ho esagerato a stare troppo basso di pressione; sono partito con un 0,85  (almeno così diceva il mini-manometro digitale di cui non so mai se fidarmi) e poi dopo una prima discesa un po' rimbalzante ho sgonfiato a occhio di altri 0,1/0,15 bars avendo tutto un altro feeling. Lesson learned: penso ci vogliano parecchi giri e un tuning accurato prima di trovare la giusta configurazione.

03-IMG_3528Pur con pressioni così basse la scorrevolezza su asfalto non è affatto malvagia, ma ricordiamoci che è sempre una gomma, non dico da ciclabile ma quasi. Alla prima salita ripida e piena di sassi mossi, guardando le condizioni della ruota posteriore (molto consumata), non avrei scommesso un centesimo sul fatto di salire così in scioltezza. Se si deve trovare quale è il PLUS delle PLUS, io voterei sicuramente sul grip infinito in salita. Sulla mia bici monto un monocorona 28-42, mentre qui mi sono trovato davanti un 30… ebbene, pur con 2 denti in più, tutte le rampe ostiche e ripide le ho affrontate con minor fatica e maggior scioltezza della mia bici "smilza". Non oso immaginare con gomme "serie" come quelle stanno uscendo, unito all'ausilio di un motore da ebike, dove ci si possa arrampicare… (ve lo dirò tra qualche mese :-) )

E in discesa? Come dicevo prima la pressione gioca un ruolo importantissimo. Se le lasciamo troppo gonfie la bici diventa un pallone da basket che rimbalza qua e là (è anche probabile che non abbia settato bene il rebound della forcella), mentre con la giusta pressione i 130/140mm di escursione della bici mi sembravano molti di più e in qualche caso ho avuto l'impressione di essere più veloce e sicuro che non sulla mia 160.

Ecco, è proprio il fattore sicurezza e facilità che, nelle discese un po' più impestate e tecniche, salta subito all'occhio. La gomma spiana via tutto sul veloce dritto e ti permette surplace sicuri sul ripido lento. L'unica cosa che non ho potuto provare, e che probabilmente è uno dei pochi fattori negativi dovuti a una certa dose di "deriva" della gomma, è nelle curve spondate sul flow veloce. Me ne farò una ragione e se vado più piano ci guadagno solo in salute.

La facilità è tale, che ti viene quasi "rabbia" quando pensi alla fatica che hai fatto a raggiungere un certo livello di confidenza e sicurezza con la tua bici "normale" a superare quell'ostacolo o a farti il tuo KOM personale su quel segmento, mentre qui invece basta aprire il gas ed è come se in un video-game ti venisse dato un "bonus" di velocità e confort.

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Su o giù poco importa…sempre grande grip e sicurezza

Sul resto della bici c'è poco da dire, va molto bene. Prima della mia attuale Cube Stereo, ho avuto per anni una Scott Genius e quindi conoscevo già il famoso sistema Twin Lock che permette con una doppia leva di "aprire/bloccare" contemporaneamente l'ammo posteriore e la forcella per ottimizzare le salite ed evitare il bobbing del carro. Rispetto al mio vecchio sistema e alla maggioranza di ammo e forche (Fox e RS), questo ha solo due posizioni invece che tre e inizialmente mi ha un po' sconcertato. Alla fine quello che manca è un blocco molto pronunciato, ma il modo "lock" è così efficiente che sia su asfalto che off-road basta e avanza.  Se durante una salita, mentre si pedala, si passa dal modo aperto a quello chiuso, sembra quasi che intervenga una sorta di acceleratore (tipo passare da eco a tour nelle ebike); veramente notevole.

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Non posso invece essere così soddisfatto (purtroppo) della FOX Float 34, che ahimè, troverò anche sul mio prossimo acquisto (anche se da 150 invece che da 140 come questa). Diciamo che i progressi rispetto ad una mia vecchia Talas del 2013 sono stati enormi, ma ancora a mio avviso le manca quella burrosità e quel plush della mia amata RS Pike. Spero solo, come Lorenz mi ha confermato, che sia un settaggio non  particolarmente azzeccato e che soprattutto, essendo una test-bike andata in mano a n persone, non sia prestante come una nuova uscita di fabbrica (anche il Reverb era particolarmente duro e poco scorrevole e questo mi fa ben sperare di non rimanere deluso sul fronte forka).

Ultima annotazione sui mozzi Syncros TR1.5 PLUS: sicuramente scorrevoli e prestanti ma di un rumoroso (il trrrrrr di quando non si pedala e la ruota libera gira) che io abituato alla completa silenziosità dei miei DT Swiss non potrei MAI tollerare: sono arrivato a essere deconcentrato in discesa per via del rumore!

Orange is the New Black
Orange is the new Black

Conclusione: gran bella bici (e ci mancherebbe…), sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta sul formato plus (anzi e-plus dove anche se la gomma pesa o non scorre su asfalto, chissene… io c'ho il turbo!! :-) )

La prenderei in formato "muscolare" ? Se fossi meno pigro nel pedalare e i miei giri invece che 700/1000mt D+ di media fossero più impegnativi e più All-Mountain che Enduro sicuramente SI. Non so come possa comportarsi in un bike-park, qualche giro sicuramente si può fare. Certo la tendenza oggi è avere escursioni molto maggiori (170 le ultime enduro Specialized o Trek) e angoli estremamente aperti (65° o giù di lì), in pratica delle mini-DH… ma siamo sicuri che all'utente medio serva davvero e invece non si diverta di più con una trail "cicciotta"?

I Bike Parks del Trentino Alto Adige

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01-DSC_5524Negli ultimi anni, sfruttando gli impianti di risalita invernali dello sci, sono nati molti bikeparks (bp da qui in poi) per le discipline ciclistiche del Downhill (DH) e del freeride; non chiedetemi la differenza, l'industria del ciclo ci tiene molto a creare nicchie o divisioni, cosicché il cliente si senta sempre in dover di comprare l'ultima novità per sopperire nel 99% delle volte a sue mancanze tecniche ("cacchio ho un trail/am, ehh se avessi una enduro con le ruote plus, i mozzi boost e l'ammo metrico tutti i KOM sarebbero miei...")

Il Trentino-Alto Adige, e soprattutto la provincia sudtirolese, è stranamente arrivata con molto ritardo nei confronti di altre regioni italiane (Piemonte in primis) o di altre nazioni (Francia, Canada) dove i BP sono realtà consolidate da anni. I motivi forse sono ambientalistici (in qualche modo bisogna pur sempre toccare il bosco e i prati non potendo sfruttare le esistenti e "preziose" piste da sci che ben altro fatturato generano) o forse, per una volta, i Consorzi Impianti e le APT non ci hanno visto così lungo o in anticipo come nel settore invernale. È ormai assodato che una parte del turismo estivo sarà trainato dalla bici nelle sue varie tipologie: dalle famiglie su ciclabili, al crosscountry di fatica, all’enduro tecnico e il tutto condito dal boom delle e-bike che -come modestamente vado a dire da un paio di anni- rivoluzionerà il mondo delle due ruote come gli smartphone hanno fatto per i telefoni o i pannelli piatti nel mondo delle TV. E anche i bike parks, con il papà che va a girare corazzato come Mad Max e la moglie e i bambini che lo aspettano a fondovalle, contribuiranno all’indotto turistico dolomitico e montano.

Quale è quindi l'offerta della mia regione in questo ambito? La seguente è una PERSONALISSIMA classifica e mini-review dei sei bp che quest'estate ho avuto occasione di provare tutti nella stessa stagione. Recensire un bp è ovviamente una questione di gusti, di capacità tecniche e legato moltissimo al tipo di percorso che si ama fare. Così come esistono diverse tipologie di resort sciistici (piste larghe per carving, strette e ripide per i "kurzschwunger", tirate come biliardi o gobbose e non battute) e a seconda del proprio stile e predisposizione si ama un posto più di un altro, uguale avviene per i bp. Io che non ho una bici da DH puro ma una normale enduro e che comunque mi sono avvicinato da poco al mondo gravity (leggi "sono un fermone") è ovvio che prediliga i tracciati FLOW, non troppo difficili e che la presenza di salti o road gap kilometrici non mi entusiasmi più di tanto. Prendete quindi le recensioni cum grano salis e adattatele al vostro stile di guida.

Kronplatz

Il mio bp preferito in assoluto! Quattro trail assolutamente fantastici di cui il più lungo (Herrnsteig, 8km, 1300mt D-) è una summa di varie situazioni gravity che poi ritrovi nei giri AM naturali. Se dovessi riassumere la caratteristica che amo maggiormente direi "i raggi di curvatura perfetti"! Si nota come i trail builders non abbiano improvvisato niente e abbiano studiato (al computer immagino) ogni singolo metro, altrimenti non sarebbe possibile percorrere le 124 (!) curve del Furcia e i suoi 500mt D- senza mai dare un colpo di pedale e con pochissime pinzate ai freni. Da questo punto di vista, il trail Piz de Plaies a San Vigilio di Marebbe (l'unico non collegato con gli altri se non con un Bus di linea) è ancora meglio in quanto profondi dossi, oltre a darti compressioni pazzesche, ti rallentano pronto per il susseguente drop e la prossima curva spondata. Ed è proprio la sensazione di "rollercoaster" e di generatore di G che ti viene in mente quando percorri un tratto dell"Herrensteig (tenere la sinistra al bivio quando si arriva al primo northshore) dove anche gli scarsi come me riescono e piegare la bici sulle alte sponde quasi orizzontale e arrivi a un punto che dici "ok, figo..ma basta..fatemi uscire da questa centrifuga!!". Quest'anno poi è stato allungato fino a fondo valle di Valdaora il trail Gassl la cui prima parte è didatticamente utilissima ad imparare a curvare in quanto non avendo alte sponde bisogna darci del tuo! Completano l'offerta i vari ristoranti presenti in cima al panettone, ma quello che consiglio e preferisco è la baita Ucia Bivacco alla fine del trail Furcia.

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Herrnsteig

Plose

Perché metto al secondo posto un bp relativamente "scarno" con solo un trail (anche se di 6,6 km) e abbastanza monotematico (flow, qualche saltino, nessun nortshore, qualche bella curva spondata ma non veloce e sicura come quelle di Kronplatz)? Perché è un posto dove posso abbinare dei giri AM con lunghe discese tecniche e naturali a una mezza giornata in bp che vista appunto l'esiguità dell’offerta di solito basta e avanza. Il mio giro abituale parte alla mattina con l’ascesa (500 D+) al monte Telegrafo e al rifugio CAI (partenza della mitica gara CAI-DOM) e ridiscendendo a valle (1300 D-) per il sentiero 4 che impegna come e più di tante salite. Pausa e pranzo e poi via per 4 o 5 Plose-trail in cui ad ogni discesa noti continui e costanti miglioramenti (la staccata ritardata, la linea più vantaggiosa, il doppio che non ti fidavi, ecc.). Molte possibilità di ristoro tra cui il rinnovato ristorante alla stazione a monte della vetusta cabinovia (unica pecca...se avete una 29 tg L, auguri per farla entrare nelle strette cabine!)

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San Martino Bike Arena

Il bp Tognola, al cospetto delle imponenti e celebri Pale di San Martino di Castrozza, è sicuramente più impegnativo dei precedenti e molto più adatto a DHers puri che non a enduristi prestati alla gravity come me. il tracciato parte con un tratto in comune (DH Tognola 1) abbastanza ostico, con alcuni tratti pieni di radici, wall ride e alti nortshore che ovviamente possono essere affrontati alle altezze e velocità adatte ai propri skills. A metà tracciato i trail si biforcano in uno più veloce e flow (Variante 3) e nella DH Tognola 2 che continua il tema della 1 con alte curve in legno, alti drop (bypassibili dalle chicken-lines) e linee da DH vero. Le prime discese, che conduco sempre a velocità molto ridotte per studiare il percorso (ed evitare cose come questa...) mi stavano convincendo che fosse un bp troppo difficile e impestato per i miei gusti, mentre le successive con il freno meno tirato e qualche confidenza (e jolly) in più mi hanno convinto che sia un bel tracciato, affrontabile non proprio dai novizi, ma comunque non impossibile. Menzione lodevole per il giornaliero ridotto da 4 ore (solo 18 €) che può essere iniziato quando si vuole e non solo nel pomeriggio.

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Tognola DH 1

Paganella Bike Park

È stato uno dei primi a nascere e anche il primo che abbia solcato con la mia bici. Presenta due tracce veramente toste (Apocalipse Now e Adrenaline) e che non amo particolarmente: DH old-style per duri e puri. La terza traccia (Easy Riders) proprio easy non è, visto che è impestata da radici che se per caso cadono due gocce di pioggia, come mi è capitato quest'anno, la rendono un trail saponato. E quindi? Non devo essere stato l'unico a "lamentarmi" o a disertare il bp per la sua difficoltà, visto che da quest’anno hanno aperto una quarta traccia -Peter Pan- basata sul concetto di flow (a modo loro... sempre roccioso e duretto rimane) e eradicato nel vero senso della parola da radici e grossi sassi. Carino e divertente, niente da dire, soprattutto per il fatto che la traccia incrocia due o tre volte la Easy Riders e quindi si possono fare 4 o 5 discese mai uguali alternando pezzi dell'una o dell’altra. Punto a STRA-SFAVORE: chiudono per pausa pranzo dalle 13 alle 14 (il pomeridiano ridotto parte quindi da quell’ora) tra l’altro con orari e prezzi non in linea con quanto scritto sul sito. L'offerta dei percorsi flow si arricchirà nel 2017 con altri trail a Molveno e Andalo, e considerando i vari percorsi Enduro fattibili con gli impianti della zona, non c’è che lodare i responsabili dell’area per credere così alacremente nel mondo delle ruote grasse.

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Carezza Bike Park

Nato nel 2015, è un facile (quasi troppo oserei dire) trail super-flow che scende da malga Frommer alla stazione a valle della Cabinovia di Nova Levante. Se avete un amico che ha appena iniziato la pratica MTB e non è mai stato in un bp, questo è il posto giusto in cui portarlo. L'unico difetto che gli imputo è il brutto colore (un grigio troppo chiaro) del composto ghiaioso che hanno steso nel primo tratto del trail (probabilmente per aumentare il grip?): stona veramente tanto con il resto del bosco, dà quella parvenza di artificiale e artificioso che ti sembra di girare in una pump-track di Parco Sempione invece che nel regno "quasi Unesco" di Re Laurino. Anche qui sono comunque fattibili molti giri AM (verso Obereggen, Pampeago, su sentiero delle Perle o anche solo al celeberrimo Lago di Carezza) da coniugare con 4 o 5 discese per concludere la giornata. Molto didattica l'area attrezzata quest'anno alla partenza con una mini pump-track, drop di diverse fogge e dimensioni, passerelle e altri ostacoli.

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Carezza Trail

Fassa Bike

Nato parecchi anni fa, è il bp che mi è meno piaciuto di tutti quanti. Doppia salita da Canazei prima con la cabinovia del Belvedere e poi con la funivia del Pecol. In alto sul Col de Rossi troviamo una banale Double U, una trail letteralmente scavato nei prati ma troppo stretto e con linee mal disegnate per far scorrere la bici. Più divertente e carina la traccia 4X (forse perché più nuova e aggiornata) ma anche qui parliamo di poche centinaia di metri di trail con qualche saltino da pompare e poco altro. La linea easy che riporta a Canazei (Infinity) altro non è che un lungo discesone sterrato, mentre discorso diverso va fatto per le due linee più dirette (9.90 e Electric Line) che dal Pecol portano a valle. Molto impegnative, con curve ripide e strettissime (non so come facciano i tir DH a curvare senza fare nose-press) e molto scassate; pur apprezzando lo sforzo di mettere molti northshore, il tracciato è molto discontinuo, sicuramente "naturale" e impegnativo, ma personalmente non sono arrivato giù con il solito sorriso di soddisfazione di altri bp, ma piuttosto con il sollievo di non essere caduto o fatto male...Non proprio il mood preferito, per un qualcosa che dovrebbe essere fun!!

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La Parabola

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